“La cosa bella dell’essere cristiani non è soltanto che viviamo con Gesù e lo seguiamo, ma anche che è Lui che si è legato a ciascuno di noi e non ci molla neanche quando noi vorremo mollare Lui. Quando siamo forti, vive in noi, quando siamo deboli ci viene incontro. Così, come per i discepoli, davanti al fallimento di quella notte senza frutto, di quella fatica inutile, ecco che Lui viene incontro a noi, ci provoca ancora e ci propone un’alternativa: Gettate le reti!”
Commento al Vangelo a cura di Fra Adolfo Marmorino OFM
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
«È il Signore!» – Commento al Vangelo
Ho sempre avuto una relazione particolare con questa pagina del Vangelo, mi commuovo ogni volta che la rileggo o che l’ascolto e spero di contenermi domenica prossima quando dovrò proclamarla.
Si parte dalla delusione iniziale dei discepoli, la rinuncia al sogno, il ritorno a ciò che facevano prima di incontrare Gesù, come se Lui fosse stata solo una parentesi oramai chiusa. Poi Gesù entra in scena, amabilmente, ma con l’autorità che gli è propria. “Gettate la rete dall’altra parte”. E pronta, la reazione del discepolo amato: è il Signore! Da cosa lo avrà capito Giovanni? Lo aveva già intuito prima ancora che parlasse? Dal modo di parlare? Non è dato saperlo.
Pietro appena sente che può veramente essere Lui, non riesce neanche ad aspettare che la barca torni a riva, si getta in acqua… è il Signore, il mio Signore. E poi quel pesce sulla brace, da dove veniva? Ma come? Ci aveva chiesto se avessimo da mangiare… ma allora non era per lui, era per noi, per nutrirci, per condividere con noi quello che aveva Lui. Ogni volta che si condivide si genera, e il miracolo della condivisione moltiplica.
Non avete da mangiare? No. Infatti vi vedo affamati e delusi. Affamati di vita e di senso, ma incapaci di cercare oltre l’evidenza. Avete qualcosa da mangiare? No, non avete nulla. Non abbiamo nulla perché Tu non sei con noi, perché non ti vediamo più. Perché abbiamo rinunciato a cercarti. Perché non abbiamo creduto alle tue parole. Perché abbiamo creduto che la morte e il male fossero più forti di Te.
Le nostre delusioni
Quante volte abbiamo sperato e poi… niente. Quante volte succede che le difficoltà, le frustrazioni, i fallimenti ci portano a mollare tutto, a tornare alla vita di prima. Quante relazioni finiscono così: si resta delusi e quindi… ciascuno torna per la sua strada, magari credendo di poter trovare finalmente la gioia, e invece, spesso, come per i discepoli tornati al loro precedente lavoro, quella notte (una notte interiore oltre che reale), non presero nulla.
Delusi anche noi da una relazione che sentiamo tossica, o da un ministero che non ci soddisfa o da una vita in comunità che ci mortifica… allora lasciamo tutto convinti di trovare altrove quella gioia pasquale: incapaci di nuove proposte, abbiamo pensato che forse sia meglio lasciar stare, tornare al prima, all’Avanti Cristo della nostra vita.
Ma in quelle notti, le nostre reti restano vuote
La cosa bella dell’essere cristiani non è soltanto che viviamo con Gesù e lo seguiamo, ma anche che è Lui che si è legato a ciascuno di noi e non ci molla neanche quando noi vorremo mollare Lui. Quando siamo forti, vive in noi, quando siamo deboli ci viene incontro. Così, come per i discepoli, davanti al fallimento di quella notte senza frutto, di quella fatica inutile, ecco che Lui viene incontro a noi, ci provoca ancora e ci propone un’alternativa: “Gettate le reti dalla parte destra!” Ma come? A destra non si gettano le reti, poiché per un destrimano (chi usa la destra, in genere la maggior parte delle persone), le reti si gettano a sinistra per dare forza con la mano destra mentre si lancia la rete… ma Gesù ci indica quella alternativa che è la Sua Parola. Getta le reti dalla parte destra. Prova a cambiare, fallo sulla Mia Parola. Cambia modo di vedere la vita, cambia compagnie, luoghi che frequenti, cambia anche facendo quello che normalmente non avresti scelto di fare, fidati di Me.
Chi ha creduto in Lui non ha dovuto attendere: “La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci”. E questo non avviene una volta sola nella vita. Anzi, più ne facciamo esperienza e più cresciamo in quella fede / fiducia, sperimentando che il Signore ci apre sempre strade nuove di salvezza che si rivelano benedizione per noi e per quanti incontriamo.
Venite a mangiare
Torniamo dunque a mangiare con Lui, ripartiamo dall’Eucaristia e siamo rilanciati nella missione lanciando le nostre reti a destra e a sinistra, dove lo Spirito suggerirà, forti non delle nostre abilità, ma della Sua Parola che ci raggiunge anche nella notte più buia, per ricominciare con noi una nuova storia di salvezza.
Gettate le reti dall’altra parte
Dall’altro lato della barca c’è tutto un mondo, quando crediamo che niente funzioni più nella nostra storia, il Signore ci fa capire che la nostra vita non è soltanto il lato contro cui stiamo sbattendo ostinatamente la testa… ma molto di più. Quando raccogliamo i pochi pesci o il nulla nelle nostre parrocchie: pochi ragazzi al catechismo, poca gente a Messa… Forse abbiamo sbagliato il lato. C’è tutto un mondo che aspetta la nostra rete, un mondo che attende di essere accolto alla mensa del regno. Non dobbiamo solo aspettare che i pesci entrino nella rete: non dobbiamo aspettare che la gente venga da noi.
Chiesa in uscita: Tra i migranti disorientati, nelle terre martoriate da guerre e da carestie, nelle carceri e negli ospedali, per le strade delle grandi città dove tanta gente è invisibile, tra i fratelli e le sorelle con disabilità, nelle case di riposo… Getta le reti dall’altra parte e vedrai. E sentiremo che è Lui che ce lo chiede, e riscopriremo la sua presenza anzi, la riconosceremo poiché era già con noi, solo che noi eravamo incapaci di riconoscerlo perché ce lo aspettavamo nei luoghi e nelle forme che non sono sue… e riscopriamo la gioia del Vangelo, la gioia della Pasqua. Poco importa se le nostre chiese resteranno vuote: con Lui saranno piene le nostre reti.