Ogni mese una parola con cui approfondire e gustare il nostro rapporto con Dio e vivere in pienezza la nostra missione. Per il mese di giugno, la Parola missionaria è Inquietudine: non da fuggire, ma da abitare come spazio di ricerca, ascolto e di amore concreto.
«Se qualcosa deve santamente inquietarci… è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo… Gesù ci ripete: “Voi stessi date loro da mangiare”».
A cura di p. Luca Vitali, della Comunità Missionaria di Villaregia
Gesù nei Vangeli ci promette un dono inestimabile: la pace. “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” (Gv 14,27). Ma non è la tranquillità che cerca il mondo, fatta di evasione e anestesia. È una pace che penetra in profondità, che disarma e guarisce, perché nasce da un amore che ci tocca nel profondo e ci riconcilia con noi stessi. È l’esperienza della misericordia.
Eppure, spesso confondiamo pace con comodità, serenità con fuga. Con l’estate alle porte, il desiderio di vacanza può trasformarsi in una voglia di staccare non solo dal lavoro, ma anche da quella santa inquietudine che è parte integrante della nostra vocazione missionaria.
Papa Francesco lo ha detto con chiarezza: in un mondo segnato dalla “globalizzazione dell’indifferenza” (EG 54), il discepolo-missionario è chiamato a essere inquieto. Non agitato, non inconcludente, ma inquieto nel cuore, come lo è chi ama davvero. Inquieto di fronte al dolore degli altri. Inquieto di fronte all’ingiustizia. “Non piangiamo più davanti al dramma degli altri – scrive il Papa – né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una responsabilità a noi estranea” (ivi).
Allora la vera pace cristiana non è quella di chi si ritira dal mondo, ma di chi entra nelle sue ferite con occhi di compassione e mani disposte a servire. Di chi accoglie la misericordia di Dio e la lascia trasformare in responsabilità.
Davanti a ciò che accade a Gaza, davanti alla sofferenza dimenticata di milioni di persone, serve un di più d’inquietudine. Un fuoco che bruci dentro, come quello che Gesù desidera veder acceso nei nostri cuori (Lc 12,49). Solo questo fuoco può generare vie nuove, frutti dello Spirito che agisce nel cuore del mondo. Perché, come ci ricorda ancora Papa Francesco: “Se qualcosa deve santamente inquietarci… è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo… Gesù ci ripete: “Voi stessi date loro da mangiare” (Mc 6,37).
Domande per la riflessione
• So accogliere la misericordia disarmante di Dio nella mia vita?
• Sento come questo amore mi invita alla responsabilità, alla condivisione, alla missione?
Preghiera
Signore, donaci il tuo Spirito, che è pace e inquietudine insieme: ci fa accogliere il tuo amore misericordioso e ci muove verso i nostri fratelli e sorelle. Non permettere che ci abituiamo all’indifferenza. Fa ardere in noi il fuoco del tuo Regno.
Luca Vitali