Ogni mese una parola con cui approfondire e gustare il nostro rapporto con Dio e vivere in pienezza la nostra missione. Per il mese di luglio, la parola missionaria è frontiere: è mare e dal mare che spesso si raggiungono le frontiere o dalle frontiere spesso giungono a noi fratelli che approdano sulle nostre spiagge, che per noi sono luoghi sereni dove riposare, per altri luoghi di approdo e di salvezza.
A cura di Vincenzina Botindari, francescana missionaria del Cuore Immacolato di Maria.
Quando ho iniziato a pensare quale parola scegliere per il mese di luglio non ho avuto dubbi perché l’estate per me è mare e dal mare che spesso si raggiungono le frontiere o dalle frontiere spesso giungono a noi fratelli che approdano sulle nostre spiagge, che per noi sono luoghi sereni dove riposare, per altri lughi di approdo e di salvezza.
La Chiesa ha sempre avuto un ruolo importante nei luoghi di frontiera. Non basterebbero i fogli per raccontare i viaggi dei nostri pontefici, che spesso raggiungono questi luoghi con la parola o fisicamente per intessere dialoghi di pace per chiedere diritti per l’umanità intera. Tuttavia, non possiamo negare , che proprio nelle frontiere i cristiani diventano vittime di violenze terribili e nonostante questo i nostri pontefici hanno avuto sempre una cura e attenzione particolare per il dialogo, pensiamo a papa Francesco quanti interventi e inviti al dialogo e al discernimento: “Le frontiere, da sempre considerate come barriere di divisione, possono invece diventare ‘finestre’, spazi di mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comunione nella diversità; possono diventare luoghi in cui si sperimentano modelli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le comunità autoctone”.
Non ha mai avuto paura la Chiesa di parlare delle frontiere, senza peccare mai di pessimismo anzi, come citato sopra, è lo stesso papa Francesco che vede nelle frontiere delle finestre come spazi per di condivisione per coloro che arrivano nei nostri Paesi.
Frontiera non è muro, ma la possibilità in uno spazio per vivere come fratelli e di riconoscere che questo mondo appartiene a tutti è stato creato e donato a tutti. Certo non possiamo pensare a un mondo privo di leggi che regolano la nostra vita, ma non possiamo accogliere scelte che mettono a rischio la dignità dell’uomo o addirittura la stessa vita. Il nostro mar mediterraneo è diventato aimè il luogo dove troppi fratelli hanno perso la vita un vero e proprio cimitero.
Il primo viaggio di papa Francesco fu a Lampedusa una scelta che già lasciava intravedere la linea del suo pontificato: gli ultimi coloro che forse non avrebbero visto più il volto delle persone che hanno amato. Le frontiere sono segni che si incontrano nella realtà, papa Francesco ribadisce spesso che “la realtà è superiore all’idea”. Possiamo affermare che le frontiere ci sfidano e in quanto uomini e donne che si mettono in ascolto e a servizio del Vangelo non possiamo restare inermi. Lungi da noi pensare che il vangelo resti una bella idea, la Parola per noi è Colui che si è incarnato, morto e risorto per ogni uomo. Nessuna ideologia dunque, ma carne per condividere con noi la natura umana.
Ogni frontiera ferita lascia anche un segno indelebile non solo negli uomini resi schiavi di altri uomini, ma anche in noi che ascoltiamo e crediamo che il Vangelo è potenza di Dio e “lieto annuncio ai poveri, liberazione ai prigionieri e vista per i ciechi” (Lc 4,14-21).