E se tra gli operai ci fossi anche io? Non è facile, ma c’è un’umanità che attende: per questo il maestro designa altri settantadue inviati, perché c’è una messe che non può andare perduta, un’umanità intera che aspetta, rappresentata dal numero stesso dei missionari.
Meditazione sul Vangelo di domenica 6 luglio a cura di sr. Melania Gramuglia, suora della Carità di Santa Giovanna Antida.
Dal Vangelo secondo Luca (Lc 10,1-12.17-20)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Commento al Vangelo di domenica 6 Luglio 2025
Signore, non ti bastavano i dodici apostoli? Perché altri settantadue inviati? Questa è la prima domanda che potrebbe porsi il lettore davanti al racconto evangelico di oggi. Infatti, a chi ascolta questo brano nella lettura progressiva della narrazione lucana, viene subito in mente che all’inizio del capitolo precedente Gesù ha chiamato i dodici, ha dato loro potenza e autorità e li ha inviati ad annunciare il Regno di Dio e a curare i malati (Lc 9,1-6).
Per gli apostoli, il primo esperimento missionario ha costituto una tappa formativa importante che non è passata solo attraverso il tempo dell’istruzione (Lc 9,3-5) e poi dell’esperienza sul campo (Lc 9,6), ma si è consolidata nella narrazione di quanto vissuto, sospesa dall’invasione delle folle (Lc 9,10-11). In effetti, letta nella chiave della formazione degli apostoli-missionari, questa interruzione ha presentato una scena molto suggestiva: i dodici, dopo aver vissuto in prima linea l’essere inviati, dopo averne sperimentato l’esigenza e la fecondità, la radicalità e lo stupore, avrebbero potuto sentirsi “a posto così”.
Tornando, però, si sono trovati nuovamente allo specchio di Gesù missionario: la formazione non era conclusa. Vedendo lui, sentendo lui, hanno misurato il termometro del loro ardore missionario e sono stati invitati a ricalibrarlo su quello del Maestro, instancabile inviato del Padre (Lc 9,12). Lui, mai sazio di parlare del regno di Dio e di manifestarlo in gesti concreti di cura, si era lasciato interpellare ancora dalle folle. A sua volta aveva interpellato nuovamente i dodici ad implicarsi in prima persona, aldilà delle proprie risorse immediate (Lc 9,13): la missione non può cessare fino a che tutti non abbiano mangiato a sazietà (Lc 9,17).
Dunque, il lettore che avanza nel racconto, sa che Gesù sta gradualmente formando i dodici ad una partecipazione piena e stabile alla sua stessa missione. Sa anche, però, che tale missione è continuamente provocata ad andare oltre: l’annuncio del Regno di Dio comincia con i più vicini, con il piccolo seme che è destinato a crescere; inizia nella concretezza del momento presente, dell’incontro possibile oggi, ma i confini del Regno sono… sconfinati e raggiungono l’estremità della terra. Così, vedendo Gesù incamminarsi con decisione verso Gerusalemme (Lc 9,51), di fronte alla nuova e più ampia chiamata di altri settantadue inviati (Lc 10,1), il lettore certamente di primo acchito si domanda: Signore, non ti bastavano i dodici? Perché altri settantadue inviati? Ma forse, subito dopo, memore dell’ardore missionario di Gesù, sentendo che la messe è molta e che il maestro freme in cerca di nuovi operai (Lc 10,2), potrebbe avvertire in sé che questa domanda incuriosita inizia a lasciare il posto ad un sospetto, anzi – forse – ad un desiderio: e se tra gli operai ci fossi anche io?
Con questa consapevolezza e con questi sentimenti, il lettore si mette in ascolto di un’istruzione missionaria ancora più dettagliata della precedente. Gesù, infatti, ripete ai settantadue quanto già detto agli apostoli, introducendo sfumature nuove: non addolcisce la durezza della missione, cercando di convincere i destinatari del suo appello con motivazioni di convenienza, di opportunità o di successo. In coloro che invia, Gesù non accende il fuoco della missione descrivendo l’idillio di un compito facile e soddisfacente. Tutt’altro!
Non è facile, ma c’è un’umanità che attende: per questo il maestro designa altri settantadue inviati, perché c’è una messe che non può andare perduta, un’umanità intera che aspetta, rappresentata dal numero stesso dei missionari. Nella mentalità biblica, infatti, settantadue era il numero delle nazioni della terra: si capisce, allora, che il numero degli inviati rivela la portata della posta in gioco.
Non c’è nessuno sulla terra che possa essere privato della testimonianza sobria di chi scopre che si può vivere di poco, per raggiungere molti (v.4); non c’è nessuno a cui non debba arrivare un saluto di pace (vv.5-6); nessuno che possa essere escluso dall’occasione di farsi ospite che offre cose semplici che fanno casa (vv.7-8); a nessuno può essere impedito di sperimentare gesti di cura che rivelano la prossimità del Regno (v.9); addirittura, nessuno può essere strappato dalla libertà e dalla responsabilità di accettare o rifiutare l’annuncio che cambia la vita rivelando la vicinanza della salvezza (vv.10-11). Nessuno.
In coloro che invia, Gesù non accende il fuoco della missione, indorando la pillola, ma condividendo il suo stesso fuoco interiore: il Regno di Dio è vicino ed è per tutti. “Tutti, tutti, tutti…” e a nessuno deve mancare questo annuncio.
Signore, non ti bastavano i dodici? Perché altri settantadue inviati? No, non ti potevano bastare e ora tra quei settantadue vorrei esserci anche io.