di Federico Sartori
“Più che criticare chi ha fatto, mi piacerebbe capire come abbiamo permesso noi, che siamo qui e che evidentemente la pensiamo in modo differente, a far sì che questa legge venisse promulgata!”. Tra le tante domande poste ai relatori dell’appuntamento veronese dei Martedì del Mondo, promosso da fondazione Nigrizia, Cestim e Centro Missionario Diocesano, questa mi ha colpito particolarmente perché in effetti ci mette davanti a una realtà, la stessa richiamata anche da padre Alex Zanotelli: anziché restare fermi, dobbiamo agire per affermare le nostre idee, anche se in contrasto con quelle di altri. Dobbiamo riprenderci la politica, dobbiamo essere “cittadini” e partecipare alla discussione dell’evoluzione sociale della nostra comunità, della nostra civiltà. Durante l’incontro il prof. Gianromano Gnesotto, missionario scalabriano, già direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati della Fondazione Migrante e docente al Master in “Diritto delle Migrazioni” dell’università di Bergamo, insieme a Jessica Cugini, giornalista e redattrice di Piemme, ci ha parlato del decreto legge migrazione e sicurezza recentemente approvato, con una profonda analisi dal punto di vista formale della legge e dei suoi punti critici, nonché delle problematiche che essa “crea” nell’ambito dell’accoglienza dei cosiddetti migranti.
La risposta secondo me sta in alcune domande che proprio chi si dice a favore delle nuove normative sull’immigrazione, e non vede l’ora che vengano applicate, dovrebbe farsi:
– come possiamo pensare di creare sicurezza facendo delle divisioni e identificando dei cittadini di serie A e serie B?
– come si può creare sicurezza andando a ghettizzare persone che probabilmente diventeranno rancorose, perché non accettate, e che sicuramente sapranno meno dialogare e confrontarsi perché senza più in possesso di quegli strumenti di relazione umana che la legge ha tolto?
– generare tensione e diversità di trattamento, impedire manifestazioni di dissenso civico, non potrà portare a situazioni di scontro violento? Non rischiamo che sia il vero generatore di insicurezza?
Da cittadino, da cristiano, da giovane che si impegna in un cammino di approfondimento missionario per e con gli altri, queste righe sono un modo di manifestare la mia contrarietà e il mio votare no adesso, a questa legge che non ritengo mia e che non mi rappresenta. In un mondo che divide, noi cattolici dovremmo trovare il coraggio di schierarci, di essere solidali con il pensiero di don Milani: “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.”
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