di Redazione
Navi da crociera che nessun porto vuole, Paesi che ci chiudono le proprie frontiere, il divieto di spostarsi da una regione all’altra, di piangere i propri defunti in chiesa. Quando l’emergenza Coronavirus sarà finita ricordiamoci di quel che è stato, di quel senso di impotenza e di smarrimento. Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle la stessa fatica, la paura e i momenti di sconforto dei tanti migranti arrivati sulle nostre terre per mettersi in salvo, così come il loro profondo desiderio di ricevere aiuto o un semplice abbraccio a cui per anni abbiamo invece corrisposto solo con la nostra indifferenza o il nostro disprezzo.
Noi che ci sentivamo superiori, ora siamo consapevoli che invincibili non siamo, anzi siamo fragili, possiamo romperci in mille pezzi. Accettare di esserlo però può diventare la nostra forza. Quanti anticorpi possiamo sviluppare grazie all’amore! Sapere che abbiamo bisogno gli uni degli altri. Quando smetteremo di tracciare confini e capiremo che facciamo tutti parte di un’unica specie umana potremo infrangere quei muri che ci sbarrano la via della vita, soprattutto i tanti muri che abbiamo dentro, e dai frammenti intravedere una luce, speranza per l’intera umanità.