Frei Betto: «In Brasile è in corso un genocidio»

Brasile: un genocidio! Così definisce Frei Betto ciò che sta accadendo in Brasile per il Covid-19

di Patrizia Morgante

«Il dolore si cura con un rimedio, la sofferenza si cura con la spiritualità. Sto vivendo questo momento con molta tranquillità qui a San Paolo, dedicandomi a ciò che amo fare di più: meditare, leggere, scrivere e fare esercizio fisico. Sono in quarantena dal 17 marzo. Per chi ha vissuto quattro anni in prigione1 ciò che vivo oggi è un lusso».

Abbiamo intervistato il frate domenicano brasiliano, conosciuto in tutto il mondo per la sua amplissima bibliografia e per la sua acutezza nel saper interpretare i segni dei tempi alla luce del Vangelo di Gesù.

Frei Betto, cosa sta succedendo in Brasile?

«Un genocidio! Oggi, 3 luglio, sono già 62mila le vittime del Covid-19. Il governo Bolsonaro (che definisco BolsoNero, perché continua a suonare la lira mentre il Brasile brucia) non solo è indifferente ai morti, credo le ritenga positive, ma riduce i fondi per i programmi sociali (la morte dei più poveri), per il Sistema Unico di Salute (la morte di coloro che erano affetti da malattie pregresse) e per la Previdenza sociale (la morte degli anziani)».

C’è un insegnamento per noi in ciò che stiamo vivendo?

«Non mi sento così ottimista da pensare che l’umanità sarà capace di imparare qualcosa di buono dalla pandemia. Temo, infatti, l’acuirsi della xenofobia, dell’autoritarismo e della privatizzazione del sistema sanitario. Ad ogni modo, la pandemia ha messo in risalto il fatto che i nostri Paesi erano totalmente impreparati a soccorrere le popolazioni in caso di pandemia, di qualsiasi origine fosse. E il nazionalismo esacerbato dice molto quando, Paesi come quelli dell’Unione Europea, si appropriano di materiale per la protezione individuale e di respiratori destinati ad altri Paesi».

Frei Betto, ci può aiutare la spiritualità a vivere in modo profetico questo tempo?

«La spiritualità è molto importante in situazioni come questa perché, se il dolore si cura con un rimedio, la sofferenza si cura con la spiritualità. La spiritualità fa sì che “il giogo sia dolce e il carico leggero”, perché dà un senso alla sofferenza. In una situazione di confinamento noi cristiani ci identifichiamo con Gesù che, nonostante la sua natura divina, si mise al servizio degli infermi e assunse la prigione, la tortura, il giudizio ingiusto e la morte in croce. Questo isolamento ci fa sintonizzare con quei momenti in cui Gesù, nell’orto degli ulivi, si sentì abbandonato dai discepoli e, dopo, abbandonato anche dallo stesso Dio. È questa sintonia che ci fa penetrare, con fede e coraggio, i limiti della vita. E questo ci porta al segreto della felicità, l’equanimità. Più riusciamo a mantenere una distanza, meno soffriamo».

Cosa dobbiamo cambiare per poter interpretare questo momento?

«Ci vuole un cambio di prospettiva politica. La convinzione è che il sistema capitalista, come dice l’aggettivo, pone i privilegi del capitale privato al di sopra dei diritti collettivi. Non c’è futuro per l’umanità dentro il capitalismo. Dobbiamo superare l’Era del ‘Capitalecene’, che condanna miliardi di persone alla povertà e alla miseria e promuove la devastazione dell’ambiente».

La Chiesa può imparare qualcosa da questa situazione?

«Papa Francesco ha reagito molto bene alla pandemia. L’immagine di lui che da solo attraversa Piazza San Pietro rimarrà per sempre. Ora la Chiesa deve assumere questo momento come una nuova Pentecoste. È tempo di tornare alla Chiesa primitiva, domestica, nella quale il pane eucaristico è condiviso in casa tra la famiglia, senza la suntuosità del tempio e il clericalismo dei sacerdoti. Una Chiesa solidale con le vittime della pandemia e le loro famiglie. Una Chiesa accogliente delle vittime e capace di innalzare la propria voce profetica per denunciare le cause delle ingiustizie».

1La sua esperienza in carcere durante la dittatura in Brasile è narrata nel suo libro “Dai sotterranei della storia”, Milano, Italia, Arnoldo Mondadori, 2ª edizione, 1973

Foto: Antonio Milena-ABr/Wikimedia Commons

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