Amazzonia. Card. Barreto (Repam): «La missione della Chiesa è portare speranza al popolo»

Terra e Missione dedica una lunga intervista al card. Pedro Barreto Jimeno, arcivescovo di Huancayo (Perù) e nuovo presidente della Rete ecclesiale panamazzonica (Repam). Dal nuovo incarico al bilancio dei sei anni di attività della rete. E poi la riflessione sul percorso del Sinodo, sulla nuova enciclica di Papa Francesco “Fratelli Tutti” e sulle speranze per i popoli dell’Amazzonia.

di Anna Moccia e Julio Caldeira, imc

Mons. Barreto, come ha accolto la notizia di questo suo nuovo incarico di presidente della Repam?

«Dalla fondazione della Rete ecclesiale panamazzonica – Repam, avvenuta il 14 settembre 2014, ho accompagnato nella vicepresidenza il cardinale Claudio Hummes, che si dimetterà da presidente il 9 novembre. In questo contesto, assumo la presidenza della Repam come continuità di servizio nell’evangelizzazione dell’Amazzonia. Stiamo vivendo un processo in cui la sinodalità, caratteristica peculiare dell’identità ecclesiale, rinnova la nostra vita e le nostre strutture ecclesiali. La Repam mette così in pratica i “nuovi cammini per la Chiesa e per un’ecologia integrale” proposti nel Documento finale del Sinodo per l’Amazzonia (Roma, 27 ottobre 2019), nello spirito dell’Esortazione post-sinodale “Querida Amazonia” (12 febbraio 2020)».

Di recente la Repam ha celebrato i sei anni di attività. Secondo lei, com’è andata complessivamente?

«In questi sei anni di esistenza, la Repam è stata una benedizione di Dio per l’Amazzonia e per la Chiesa. Fin dall’inizio dell’evangelizzazione, nel XVI secolo, la Chiesa cattolica è stata presente in Amazzonia. Sono tanti i martiri che hanno offerto la loro vita perché il Vangelo di Gesù venisse diffuso e assimilato nella vita e nei costumi dei popoli amazzonici.

Abbiamo potuto verificare che la Chiesa è nel cuore dell’Amazzonia e l’Amazzonia è nel cuore della Chiesa. Un fatto eloquente della prima affermazione è stata la visita pastorale di Papa Francesco in Perù, a Puerto Maldonado (il 19 gennaio 2018). A testimonianza della seconda, c’è la visita dei rappresentanti dei popoli originari dell’Amazzonia a Roma, in occasione del Sinodo (dal 6 al 27 ottobre 2019).

Rappresentanti dei popoli originari dell’Amazzonia a Roma, in occasione del Sinodo.
Foto: Indigeni dell’Amazzonia a Roma, in occasione del Sinodo © Julio Caldeira

L’azione più significativa della Repam è stata incoraggiare la preparazione del Sinodo. Si sono svolte 45 assemblee territoriali, forum tematici e momenti di riflessione. Vi hanno partecipato più di ottantamila persone, la maggior parte rappresentanti delle popolazioni indigene. Senza dubbio, la ricchezza più grande di questo processo sinodale è stata l’ascolto di chi vive in Amazzonia, la ricerca della volontà di Dio e, di conseguenza, le proposte di azione pastorale».

In Amazzonia non è solo la pandemia di Covid-19 a destare preoccupazione ma anche l’aumento incontrollato della violenza nei territori. Quali sono i passi che la Rete ecclesiale sta compiendo al fianco delle comunità?

«La pandemia di Covid-19 ha colpito gravemente le popolazioni amazzoniche. A tutto questo si somma l’intensa deforestazione che continua a verificarsi in Amazzonia. Come se non bastasse, dobbiamo aggiungere l’estrazione persistente delle risorse naturali che avviene nella regione, in maniera formale e informale. Questa situazione genera gravi conflitti con le comunità amazzoniche che difendono il territorio e la propria vita. La violenza e l’omicidio sono particolarmente diffusi contro i leader ambientali.

La priorità delle nostre azioni sta nel tenere fede ai tanti impegni che il Documento finale del Sinodo dell’Amazzonia ci offre. E in particolare, ai quattro sogni che Papa Francesco ci offre nell’Esortazione post-sinodale “Querida Amazonia” (n. 7): sociale, culturale, ecologico ed ecclesiale. Senza dubbio, il sogno sociale ci spinge a difendere la vita, i diritti delle persone e il loro ambiente naturale. Ed è lì che la Repam agisce, accompagnando i popoli amazzonici nella rivendicazione dei propri diritti. Inoltre, la rete ecclesiale collaborerà per realizzare nuovi percorsi per la Chiesa e per un’ecologia integrale.

In questo contesto la Repam, come ente di coordinamento del lavoro pastorale della Chiesa in Amazzonia, è complementare rispetto alla Conferenza Ecclesiale dell’Amazzonia – Ceama, per la comunicazione reciproca con le comunità del territorio amazzonico.

Il nostro impegno è quello di camminare insieme, Ceama e Repam, per prenderci cura della vita e della nostra casa comune. Per questo, mentre avanziamo su questo cammino sinodale, si amplierà il nostro servizio di evangelizzazione in Amazzonia, che ci viene presentata “con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero” (QA, 1)».

Il Card. Barreto durante un incontro della rete REPAM
Foto: Il Card. Barreto durante un incontro della rete REPAM © Julio Caldeira

Dalla Laudato Si’ a Fratelli Tutti. Può la nuova enciclica contribuire a una maggiore sensibilità nei confronti dell’Amazzonia?

«Senza dubbio l’enciclica Fratelli Tutti (FT) apre orizzonti di speranza per tutta l’umanità e soprattutto per la regione amazzonica. L’impegno per la fraternità e l’amicizia sociale passa attraverso l’inclusione di coloro che la società tecnocratica considera come gli “scartati”, i popoli originari, specialmente se pensiamo all’estrazione irrazionale delle risorse naturali nel territorio amazzonico.

In questo senso, FT è un complemento esistenziale dell’enciclica Laudato Si’ (LS). Inoltre, nella misura in cui promuoviamo l’attuazione delle linee guida della LS, possiamo avanzare, in modo efficace, nel processo di una fraternità sulla base della quale è presente l’espressione di un’autentica amicizia sociale. Questo è il sogno di Dio per l’umanità e la Chiesa ha come missione quella di incoraggiare e dare speranza attraverso atti concreti di autentica conversione ecologica integrale. Potremmo affermare che la fraternità, un’amicizia sociale e la cura della nostra “casa comune” sono l’unica via per la pace, stabile e duratura nel tempo.

FT esprime i grandi ideali e le pietre miliari della strada da percorrere per quanti vogliono costruire un mondo più giusto e fraterno nelle loro relazioni quotidiane, nella vita sociale, politica, economica e nelle istituzioni pubbliche e private. Per la Repam, Fratelli Tutti è un itinerario di fratellanza sociale, a partire dai popoli originari dell’Amazzonia.

Papa Francesco con il card. Barreto e i rappresentanti dei popoli indigeni al Sinodo per l'Amazzonia
Foto: Papa Francesco con il card. Barreto e i rappresentanti dei popoli indigeni al Sinodo per l’Amazzonia © Guilherme Cavalli – Cimi

La proposta della parabola del “buon Samaritano”, che FT ci presenta nel capitolo II “Un estraneo sulla strada”, ci dice che, di fronte alla sofferenza di ogni persona, bisogna mostrare una compassione attiva. Solo così avanzeremo nel cammino verso la crescita della fratellanza nel mondo, dalla diversità sociale, razziale, culturale, economica e religiosa: “Tutti fratelli”».

Quali sono le speranze per le popolazioni dell’Amazzonia nel cammino futuro della Repam?

«In primo luogo, costituiscono un fatto innegabile la vicinanza, l’amicizia e l’articolazione delle esperienze che la Repam ha condotto nella regione amazzonica fin dall’inizio, nel settembre 2014. Questo processo si è accentuato quando Papa Francesco ha visitato la città amazzonica di Puerto Maldonado (Perù) nel 2018. Ma il forte momento di fratellanza e amicizia sociale è stato vissuto durante la preparazione al Sinodo per l’Amazzonia. Sono state più di 45 le assemblee territoriali e 85.000 le persone che vi hanno partecipato. Il frutto maturo di questo processo sinodale è stato lo svolgimento del Sinodo a Roma, con la presenza di Papa Francesco e un buon gruppo di fratelli e sorelle dei popoli originari.

Il Documento finale del Sinodo e l’Esortazione post-sinodale “Querida Amazonia” sono due documenti ufficiali della Chiesa, che ci esortano a continuare a camminare insieme. Le acque del Rio delle Amazzoni non si fermano. Così la Chiesa trasmette, nel suo pellegrinaggio in Amazzonia, a Gesù, “l’acqua viva che zampilla per la vita eterna”.

Un segno evidente di gioia e di speranza è che stiamo vivendo un processo ininterrotto di “amazzonizzazione” della Chiesa e sensibilizzazione dell’umanità sull’importanza dell’Amazzonia per il mondo. È così che rispondiamo al desiderio espresso dai rappresentanti dei popoli indigeni: che la Chiesa sia loro alleata nelle lotte per proteggere i diritti delle persone, le loro culture e l’ambiente naturale».

Il card. Pedro Barreto, presidente della Repam, durante la veglia di preghiera in preparazione al Sinodo per l'Amazzonia
Foto: Roma, Chiesa della Transpontina, sabato 5 ottobre 2019 – Veglia di preghiera in preparazione al Sinodo per l’Amazzonia © Julio Caldeira
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