Contrae il Covid-19, il missionario Elio Croce muore in Uganda

Il missionario comboniano fr. Elio Croce è morto di Covid all’ospedale Mulago di Kampala. La Fondazione Corti: “È tra gli eroi del Lacor”

di Redazione

“Oggi è un giorno di grande dolore per milioni di persone in Nord Uganda. Ieri sera il missionario comboniano Brother Elio Croce è morto di Covid all’ospedale Mulago di Kampala”. Inizia così la nota stampa inviata dalla Fondazione Corti, che sostiene le attività del St. Mary’s Hospital Lacor, nel distretto settentrionale di Gulu, dove il missionario ricopriva il ruolo di capo tecnico.

Insieme a Piero e Lucille Corti, medici fondatori della struttura, fr. Elio aveva costruito, mattone dopo mattone, il Lacor Hospital di Gulu, il maggiore ospedale non profit dell’Africa Equatoriale. Ma anche il Saint Jude Children’s Home, orfanotrofio che, in Nord Uganda, accoglie oltre cento piccoli orfani e disabili.

Nato a Moena nel 1945, a vent’anni diventa fratello comboniano e, con un diploma di perito meccanico in tasca, parte per l’Uganda. Rimarrà a Kitgum fino al 1985 come responsabile del Dipartimento Tecnico all’ospedale di Saint Joseph.

È in quell’anno che viene trasferito al St. Mary’s Hospital Lacor dove vivrà e lavorerà tutta la vita come Responsabile del Dipartimento Tecnico.
“Al Lacor, cittadella della salute che accoglie ogni anno 250 mila pazienti, non c’è costruzione, reparto o struttura che non sia stata progettata, eretta o ristrutturata da lui”, si legge ancora nella nota stampa.

Nel 1992 fr. Elio diventa Direttore del Saint Jude Children’s Home, orfanotrofio che oggi accoglie oltre cento bimbi e disabili. Il missionario per oltre cinquant’anni ha vissuto in Africa, a fianco del popolo Acholi. Nella malattia, nella guerra, nella sofferenza.

Elio Croce, missionario comboniano in Uganda
Crediti foto: Andrea Simeone

L’anima della missione è la solidarietà, ma ancor prima la fraternità, come dimostrano gli innumerevoli esempi lasciati da fr. Elio: “Durante la guerra ha trattato con i ribelli perché liberassero un gruppo di infermiere del Lacor rapite. Durante l’Ebola non si è tirato indietro, quando, a rischio della vita, ha continuato a trasportare i malati in ospedale. Ha ridato un futuro a migliaia di persone. Conosciuto e amato in tutta la regione Acholi, sapeva destreggiarsi nella savana con la sua jeep riuscendo a scovare tra l’erba elefante i sentieri invisibili per raggiungere i villaggi più remoti, dove portava cibo per il corpo e per lo spirito a malati e disabili.

Ha permesso a migliaia di giovani acholi di studiare finanziandone le scuole; accolto al Saint Jude neonati abbandonati, piccoli disabili che non avrebbero avuto altri ad accudirli. Ha eretto la splendida chiesa dedicata a San Daniele Comboni, fondatore dei Comboniani. Sempre in azione, guidato dalla Provvidenza e da una Fede incrollabile, a ragione è stato definito un mito, una leggenda, da qualcuno un Santo”.

“Dopo i Fondatori Piero Corti e Lucille Teasdale e il dottor Lukwiya, morto di Ebola il 5 dicembre del Duemila. Oggi Brother Elio, strappato alla sua gente dal Coronavirus, è un altro eroe del Lacor”, commenta così la tragica notizia Dominique Atim Corti, presidente della Fondazione Corti.

Foto copertina di Mauro Fermariello

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