Un libro sull’esperienza della parrocchia di Vicofaro (Pistoia), dove don Massimo Biancalani ha realizzato un centro di accoglienza per fornire ricovero e sostegno ai migranti in difficoltà
di Anna Moccia
“Contribuire a far vedere il fenomeno dell’immigrazione da un’altra prospettiva, quella di un’accoglienza totale, quella di un “ospedale da campo”, rifugio per una moltitudine abbandonata e scartata”. È questo l’intento che ha animato don Massimo Biancalani in Disobbedisco ed Accolgo, libro scritto quest’anno per Edizioni San Paolo insieme alla giornalista Mimma Scigliano, che racconta l’esperienza del sacerdote nello ‘spargere semi di umanità’.
Parroco della Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vicofaro, nel Pistoiese, don Massimo Biancalani è stato uno dei primi ad aver accolto l’appello di Papa Francesco di aprire le porte di chiese e conventi ai rifugiati, e l’ha fatto in modo radicale: nel 2015 ha trasformato la sua chiesa di Vicofaro in un vero e proprio “ospedale da campo”, per offrire posti letto e riparo e far fronte all’emergenza umanitaria di giovanissimi immigrati provenienti dall’africa subsahariana. Senzatetto, persone indigenti e, negli ultimi anni, molti migranti espulsi dai centri di accoglienza. Attualmente il centro di prima accoglienza da lui attivato (a cui sono tra l’altro destinanti i proventi del libro) ospita circa 200 persone.
Massimo Biancalani, Disobbedisco e accolgo (Edizioni San Paolo, 2020, pp.180, Euro 17,00)
Nel libro di don Biancalani le storie dei migranti di Vicofaro
Le storie di Ibraim, Lamin, Kemo, Kelvin e Diba, giovani che si sono lasciati alle spalle l’inferno delle prigioni libiche e le morti sopraggiunte durante la loro traversata in mare, sono solo alcune delle tante storie di dolore e violenza ascoltate e raccontate in modo commovente, sincero e disarmante da don Massimo. Che insieme a tanti volontari ha saputo trasformare quelle stesse storie in occasioni di rinascita, attraverso il dono dell’accoglienza, dell’ascolto, della speranza.
“Dio si presenta a noi non nei panni di Dio – scrive don Massimo -, ma con i tratti di un’umanità sofferente. Dobbiamo prenderci cura dell’altro come farebbe lui con noi”.
Nel libro il parroco parla anche della sua vocazione ‘matura’ e del cammino in salita di ‘sacerdote senza seminario’. Un periodo di sofferenza durato ben sette anni, dal 1993 al 2000, fino a quando riesce a diventare sacerdote, all’età di 38 anni.
È proprio questa esperienza di dolore, unita all’originalità del suo percorso formativo, ricco di esperienze umane e pastorali, dal lavoro con i rom alla pastorale per le persone omosessuali, a rendere don Massimo Biancalani sempre più un ‘prete di strada’, vicino alla gente, atteggiamento che alcuni criticano ma che tanti altri apprezzano e sostengono.
“Per essere ‘buoni cattolici’ non basta andare a messa, questa è devozione non è Vangelo – scrive ancora don Massimo. Chiudersi esclusivamente in chiesa a pregare mentre fuori il mondo è sopraffatto dalle ingiustizie sociali, mettendo la testa sotto la sabbia come struzzi, non è quello che i cristiani sono chiamati a fare oggi. Siamo chiamati a uscire, aprire le nostre porte e far sentire la voce degli ultimi”. Quegli ultimi a cui il parroco tende ogni giorno la mano e che trovano nella canonica di Vicofaro non solo un letto o un pasto, ma amicizia e concreta solidarietà.