Ciro Di Maio, sfuggito alla camorra, apre a Brescia “Pizza Madre”

Storia di una famiglia che, grazie alle Missionarie della Carità, è riuscita a cambiare vita. Il giovane Ciro Di Maio da Napoli a Brescia per realizzare un sogno. “Sono partito con 350 euro in tasca, ora i calciatori del Brescia vengono a cena da me”

di Anna Moccia

A volte il destino è segnato e sembra inevitabile, una catena impossibile da spezzare. Altre volte capita però che gli incontri giusti e la solidarietà riescano a interrompere questo circuito e a dare un’opportunità di riscatto a chi nella vita aveva intrapreso il cammino sbagliato, consentendogli di riprendere il binario della felicità. In alcuni casi quel binario porta addirittura al successo. È quello che è accaduto a Ciro Di Maio e alla sua famiglia a Frattamaggiore, un comune del Napoletano di cui si occupa più la cronaca giudiziaria che non quella enogastronomica. Trentamila abitanti, povertà diffusa e la Camorra che spesso sembra essere l’unica via per arrivare a fine mese.

Nel 1990 è qui che nasce Ciro Di Maio. Mamma casalinga, papà che oscilla tra lavoretti senza futuro e le sirene della malavita, sorelle che si portano a casa il lavoro da calzolaie per pagare le bollette. Ciro cresce qui, senza immaginarsi un futuro diverso. Le sue prime esperienze nel lavoro sono a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e inizia a lavorare. Il rischio che la Camorra lo inghiotta è sempre alto e il padre Eugenio “Geggè” lo sa bene, a causa del suo passato legato a uno dei clan del territorio.

L’incontro con le Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa

Tutto cambia il giorno in cui il signor Eugenio incontra le Missionarie della Carità. «Un giorno un amico gli chiese una mano per cucinare alla mensa dei poveri nella zona di San Gregorio Armeno – racconta Ciro nell’intervista di Terra e Missione -, dove c’era il convento delle suore di Madre Teresa. La sua passione per i fornelli lo spinse ad accettare e da quel giorno questa diventò la sua missione di vita. Quando era dalle suore mio padre non si sentiva affatto discriminato per il suo passato, anzi furono loro a dargli l’opportunità di cambiare vita».

Grazie a questo incontro, con tutte le sue forze, con grande coraggio e rischio, Eugenio riesce ad abbandonare il mondo della criminalità e a far crescere i suoi figli lontano dai soldi facili e le minacce, abbracciando la fede e l’estrema povertà. «Ogni domenica – continua – prendeva tutti i giovani del mio quartiere, anche i figli dei camorristi, e insieme andavamo a cucinare in convento, per 300-400 poveri. Quello che più apprezzavo è che le suore aiutavano tutti, non solo i cristiani ma uomini e donne di qualunque religione».

Ci racconta di aver avuto il miglior insegnante di vita: «Mio padre è cambiato completamente per salvare la sua famiglia. Ha rischiato la sua vita per noi. Ha donato la sua vita a Dio e alla Chiesa ed ha scelto di farci vivere in povertà proprio per non farci tentare dalla ricchezza, l’esca della camorra per tanti ragazzi. Mio padre mi ha insegnato quali sono i valori fondamentali che una persona deve avere: l’umiltà e la semplicità».

Da Napoli a Brescia. L’avventura “Pizza Madre” di Ciro Di Maio

Nel 2015 la svolta nella vita del giovane. Trova per caso un lavoretto a Brescia da pizzaiolo per la catena “Rossopomodoro”, che ha aperto uno spazio a ridosso del multisala cittadino, a due minuti dal casello autostradale. È l’inizio di un’avventura che non immagina. La catena decide di lasciare la gestione in mano a sei soci, tra di loro c’è anche Ciro, che si era distinto tra tutti per il suo impegno. A poco a poco compera le quote degli altri, aiutato anche da un manager che di nome fa Eugenio, come il padre. E riesce poi a riassumere tutti i colleghi di lavoro che rischiavano di rimanere a casa.

È così che è iniziata l’avventura “Pizza Madre”, il suo locale a Brescia che oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menù alla carta di alta cucina.

Ciro Di Maio all'interno della pizzeria Pizza Madre

«Ci amano perché rappresentiamo la tradizione napoletana della buona cucina», dice Ciro. In menù ha la pizza verace, ma anche il “battilocchio”, la pizza fatta da un impasto fritto nell’olio bollente e subito servito avvolto in carta paglia. «Utilizziamo ingredienti semplici, ma tutti freschi e selezionati. Anche per questo abbiamo ottenuto la fiducia di alcuni calciatori del Brescia Calcio, che mi chiedono dopo le partite o in certe occasioni speciali di cucinare per loro».

Nonostante le difficoltà legate alla pandemia, Ciro non si arrende e continua a sognare. Tra i prossimi progetti, quello di aiutare i giovani della sua città ad avere, proprio come lui, una seconda opportunità.

In una società che spesso esclude a priori la fragilità, la storia di Ciro testimonia che vivere in pienezza è sempre possibile. La vita ci dà le persone di cui abbiamo bisogno, l’importante è decidere di reagire e ripartire dopo ogni caduta con coraggio e speranza.

Ascolta l’intervista a Ciro Di Maio

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