India, Salesiani in prima linea nella lotta al coronavirus

Davanti alla nuova ondata di contagi di Covid-19 in India, i Salesiani stanno aumentando il loro aiuto alla popolazione. Cibo e aiuti a circa 10.000 famiglie entro la fine di maggio. Ricevute in dono quasi mezzo milione di mascherine.

di Redazione

“Di fronte alla nuova ondata di Covid-19 in India, i Salesiani non smettono di fornire aiuti e di far sentire la vicinanza a chi ne ha più bisogno”. È il messaggio lanciato dai Salesiani, tramite la propria newsletter, in un momento in cui la pandemia nel Paese non rallenta la sua corsa e continua drammaticamente a salire il numero di contagiati e di vittime.

“Nella città di Nuova Delhi – annuncia la newsletter dei Salesiani -, l’Organizzazione BOSCO Delhi si sta impegnando nella distribuzione di razioni di cibo secco, delle quali dovrebbero beneficiare circa 10.000 famiglie entro la fine del mese di maggio. Parallelamente, l’Organizzazione ha deciso di stanziare un aiuto economico per 200 migranti, ai quali andranno 3.000 rupie ciascuno. Questo denaro potrà essere utilizzato per sostenere spese di prima necessità, come ad esempio il pagamento dell’affitto delle abitazioni. Un’altra iniziativa del BOSCO Delhi è quella di aiutare le famiglie più vulnerabili, specie quelle che hanno a capo donne sole o anziani”.

Nelle ultime 24 ore l’India ha registrato più di 400mila casi per il quinto giorno consecutivo. Gli ospedali si trovano sempre più in affanno e le necessità della popolazione sono sempre maggiori. Per fortuna la solidarietà verso l’India arriva da ogni parte del mondo. “Nei giorni scorsi – dichiara l’agenzia salesiana Ansil BOSCO Delhi ha ricevuto dall’ambasciata sudcoreana 450.000 mascherine da distribuire gratuitamente alle persone più bisognose e una somma di 7.000 rupie da donare alle famiglie povere per organizzare i funerali dei parenti deceduti a causa di Covid-19. Infine, un programma di consulenza online, con un team di psicologi e consulenti esperti, ha raggiunto 303 persone, supportandole dal punto di vista emotivo e psicologico”.

Non solo, riferisce l’agenzia, “anche nell’Ispettoria di Calcutta sono stati predisposti diversi programmi per aiutare chi deve affrontare la pandemia e le sue conseguenze”. Tra questi, il programma di assistenza psicologica a medici e operatori sanitari che si trovano ad operare in condizioni fisicamente e psicologicamente estreme, attraverso 100 volontari, in grado di parlare 17 lingue diverse, che si sono messi a disposizione per ascoltare e aiutare questi professionisti a resistere per il bene della popolazione.

Ancora a Hyderabad il Dipartimento per lo sviluppo delle donne e il benessere dei bambini ha aperto sette case di transito per i bambini i cui genitori sono attualmente in quarantena o ricoverati in ospedale a causa di Covid-19. “Queste case – dichiarano – tra le quali figura anche il Don Bosco Navajeevan, forniranno alloggio gratuito, cibo, attività ricreative e supporto psicosociale ai bambini. Saranno tutte dotate di un custode, un medico consulente, un educatore e un cuoco e ogni casa potrà ospitare almeno 20 bambini, fino ai 14 anni”.

Nel frattempo il 7 maggio a mezzogiorno la Conferenza dei vescovi cattolici dell’India, il Consiglio nazionale delle Chiese in India e la Comunione Evangelica dell’India si sono riuniti per una straordinaria Giornata di preghiera e digiuno per la fine dell’epidemia del Covid-19. È stato il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza episcopale indiana, a lanciare in un video messaggio l’iniziativa e a mettere a disposizione un libretto per accompagnare le preghiere. Nel libretto diffuso dal cardinale l’invito a non avere paura:

“Dobbiamo rafforzare le nostre energie per non soccombere nella depressione, nello scoraggiamento e nella negatività e usare questa opportunità per diventare sempre più resilienti nell’affrontare le difficoltà e aiutarci ad essere più forti”.

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