Alle Olimpiadi di Tokyo i 29 atleti della squadra dei rifugiati

Una squadra olimpica di rifugiati parteciperà alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Grandi (Unhcr): “Questi atleti incarnano le speranze degli oltre 80 milioni di persone nel mondo che sono state sradicate dalla guerra e dalla persecuzione”.

di Redazione

Dopo anni di allenamento, 29 atleti rifugiati si dirigeranno a Tokyo a luglio per partecipare ai giochi quest’estate. Gareggeranno in 12 sport olimpici, inviando al mondo un potente messaggio di solidarietà e speranza e creando ulteriore consapevolezza della condizione di oltre 80 milioni di persone costrette a fuggire in tutto il mondo.

La squadra degli Atleti Olimpici Rifugiati, presentata con l’acronimo francese EOR (équipe olympique des réfugiés), è stata istituita nel 2015 grazie alla collaborazione tra il Cio e l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ed è supportata attraverso il programma Olympic Scholarships for Refugee Athletes.

“Sono felice di potermi congratulare con ciascuno degli atleti che sono stati nominati nella squadra olimpica dei rifugiati di Tokyo 2020”, ha detto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi, il quale è anche vice presidente della Fondazione Olimpica per i Rifugiati (ORF).

“È un gruppo eccezionale di persone capaci di ispirare il mondo. L’UNHCR è incredibilmente fiera di sostenerle mentre gareggiano alle Olimpiadi di Tokyo. Sopravvivere alla guerra, alla persecuzione e all’ansia dell’esilio li rende già persone straordinarie, ma il fatto che ora eccellano anche come atleti sulla scena mondiale mi riempie di immenso orgoglio”, ha continuato Grandi.

“È la dimostrazione di ciò che è possibile quando ai rifugiati viene data l’opportunità di sfruttare al massimo il loro potenziale. Questi atleti incarnano le speranze e le aspirazioni degli oltre 80 milioni di persone nel mondo che sono state sradicate dalla guerra e dalla persecuzione. Servono a ricordare che tutti meritano la possibilità di avere successo nella vita”.

Questa sarà la seconda volta che una squadra di rifugiati ha partecipato ai giochi olimpici, dopo la prima a Rio 2016.

Nell’ambito della sua partnership di oltre 25 anni con il CIO, l’UNHCR lavora con il CIO e l’ORF per sfruttare il potere dello sport per contribuire a creare un mondo in cui ogni persona costretta a fuggire possa costruire un futuro migliore. Insieme al CIO, all’ORF, al Comitato Paralimpico Internazionale (IPC) e ad altri partner, l’UNHCR sta guidando l’appello globale per un mondo in cui tutte le persone costrette a fuggire, comprese quelle con disabilità, possano ugualmente accedere e partecipare allo sport.

Foto: La ciclista su strada e membro della squadra olimpica dei rifugiati di Tokyo 2020 Masomah Ali Zada, originaria dell’Afghanistan, si allena vicino casa a Lille, Francia. © UNHCR/Benjamin Loyseau

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