L’offerta della vedova. Commento missionario al Vangelo della domenica

La vera domanda che ci pone questo brano non è “chi voglio essere io?” ma “come mi guardo?” perché la parola di Gesù non impone un modello prestampato uguale per tutti, ma vuole aiutarci a riscoprire quel fuoco che Dio ha messo nel nostro cuore per vivere nella libertà e nella creatività.

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 12,38-44)

In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
Parola del Signore
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Commento al Vangelo di domenica 7 novembre a cura di Fra Giuliano Santoro, OFM*

«Come mi guardo?»

Con queste parole Gesù ci presenta due esperienze religiose contrapposte tra loro: una fondata sull’apparenza, l’altra sulla verità di sé stessi. All’inizio Gesù ci dice come non fare («guardatevi dagli scribi…») e poi ci consegna due immagini che prende da quello che vede attorno a sé.

Cerchiamo di entrare in quello che vede: immaginiamo di essere anche noi con lui nel Tempio, un luogo affollato perché ci passa tutto il popolo ebraico. Sentiremmo la voce delle persone che parlano tra loro e che si avvicinano a Gesù per interrogarlo e perché sta dicendo delle cose nuove e soprattutto vere. Poi il Signore si ferma, si siede e si guarda attorno: sente il rumore delle monete e si mette a guardare chi lascia le proprie offerte. Riusciremmo subito a distinguere chi è vestito bene, con l’abito migliore, e può permetterselo, e chi invece è povero e usa vestiti rovinati, di seconda mano, in cattive condizioni. La vedova di cui parla il Vangelo era una vittima di un sistema religioso ingiusto in cui Dio è visto come chi «divora» (v. 40) la vita invece di donarla.

Le dinamiche che emergono dal Vangelo sono le stesse di ogni società umana, perché la Parola di Dio parla alle donne e gli uomini di tutti i tempi. Gli scribi ricoprono un ruolo che fornisce loro una certa immagine (che Gesù descrive benissimo all’inizio di questo brano), ma a Dio non interessa avere a che fare con le nostre maschere sociali, vuole vedere la verità di noi stessi e il nostro valore di persone, che è sempre più grande della nostra immagine ed è custodito nel suo cuore.

La vera domanda che ci pone questo brano non è “chi voglio essere io?” ma “come mi guardo?” perché la parola di Gesù non impone un modello prestampato uguale per tutti, ma vuole aiutarci a riscoprire quel fuoco che Dio ha messo nel nostro cuore per vivere nella libertà e nella creatività. Gesù osservava quelle persone come osserva anche noi, e il suo sguardo sulla nostra vita è quello del suo Amore: il primo passo da fare, dunque è cambiare sguardo. Elimina i filtri di chi ti guarda da fuori e inizia a guardare a te stesso con lo sguardo d’Amore del Padre affettuoso, come guarderesti tuo figlio: cosa vedi?

fr Giuliano Santoro OFM

* Fra Giuliano Santoro è un Frate Minore, attualmente in formazione presso il Convento di Castellaneta (TA). Ha vissuto alcune esperienze di missione in Albania. Svolge attività di animazione missionaria.

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