I missionari comboniani si stringono attorno a Mimmo Lucano. A Napoli incontro con Alex Zanotelli

Sabato 11 dicembre a Napoli, nella Basilica dello Spirito Santo, padre Alex Zanotelli dialogherà con Mimmo Lucano. A moderare l’incontro sarà la giornalista de “Il Manifesto” Adriana Pollice.

di Redazione

I missionari comboniani esprimono la loro solidarietà all’ex sindaco di Riace, condannato a 13 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo fanno attraverso l’incontro che si terrà sabato 11 dicembre alle 16 alla basilica dello Spirito Santo (in via Toledo 402). Un appuntamento fortemente voluto da padre Alex Zanotelli, che sarà moderato dalla giornalista Adriana Pollice.

«Quando è stata letta la sentenza assurda di Mimmo Lucano, ero lì e ho pianto», racconta il missionario comboniano alla redazione di Napoli Città Solidale. «Si è capito subito che si trattava di una condanna politica, è ovvio che a qualcuno non andava giù che ci fosse un sindaco anti-ndranghetista come Domenico, che ha fatto rinascere il piccolo borgo di Riace, da cui buona parte dei calabresi era andata via come in altri posti della regione, ripopolandolo di migranti – aggiunge Zanotelli – Oggi di quella esperienza resta poco, per questo siamo ancora qui, come siamo stati in tanti qualche settimana fa nella grande mobilitazione che si è svolta giù a Riace, a indignarci ancora contro una sentenza che ha devastato non solo il sindaco ma una intera comunità».

Per i missionari comboniani Mimmo Lucano è “il compagno di strada di tutti coloro che in affrontano le problematiche delle migrazioni con uno spirito di accoglienza e di inclusione, e con uno sguardo aperto sul mondo che cambia”.

«Ci permettiamo di usare le parole di papa Francesco per definirlo “artigiano di Pace”», afferma padre Alex Zanotelli.

Quello di sabato sarà un dialogo incentrato proprio sul cammino che con grande coraggio Mimmo Lucano ha realizzato proprio lì dove domina il sistema criminale più potente al mondo, la ‘ndrangheta.

«In questo momento sono a Locri – dichiara ancora padre Alex – nella Locride, terra di ‘ndragheta, lì dove la Procura dovrebbe spendere tutte le sue forze contro il più grande potere criminale al mondo, invece ha trovato il tempo di impegnarsi in un processo, chiaramente politico, e condannare un uomo come Domenico. Un sindaco che faceva delle cose che non evidentemente non andavano giù a qualcuno».

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