Analogie tra Incarnazione ed Eucaristia, mediante lo sguardo di Francesco. A cura delle Sorelle Povere di Castelbuono (PA)
Ecco, ogni giorno egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine; ogni giorno egli stesso viene a noi in apparenza umile; ogni giorno discende dal seno del Padre sull’altare nelle mani del sacerdote (1).
Lasciamoci guidare da questa analogia tra incarnazione ed eucaristia, espressa dal padre san Francesco nella prima Ammonizione, affinché questo accostamento possa illuminare la nostra vita, per vivere evangelicamente questo tempo di Natale e, come Francesco, seguire fedelmente con tutta la vigilanza, con tutto l’impegno, con tutto lo slancio dell’anima e il fervore del cuore, l’insegnamento del Signore nostro Gesù Cristo e imitarne le orme (2).
Il denominatore comune sia per l’incarnazione del figlio di Dio che per l’eucarestia è l’umiltà di Cristo il suo abbassarsi: nella sua vita terrena (Cristo) nascondeva la sua divinità nella condizione umana e nell’eucaristia la cela nel pane consacrato. (3)
La carità di Cristo e la sua umiltà procurano a Francesco uno stupore tanto incontenibile, da voler rendere plastica e visibile questa analogia tra incarnazione ed eucarestia a Greccio, il giorno di Natale (4): sulla mangiatoia preparata da Francesco viene celebrata la Santa Messa. Gesù-sacramento scende sull’altaremangiatoia! Francesco ci invita a svegliarci dal torpore e dall’indifferenza, causate dall’abitudine, di fronte all’eucaristia. Esclama, infatti, nella Lettera a tutto l’Ordine:
Tutta l’umanità trepidi, l’universo intero tremi e il cielo esulti, quando sull’altare, nelle mani del sacerdote, è presente Cristo, il Figlio del Dio vivo (5).
Dalla sua umiltà, l’orientamento eucaristico della nostra vita (6)
Attraverso l’eucarestia, Dio ha posto la sua dimora in mezzo a noi, non ha sfiorato solo tangenzialmente la storia! Egli, mediante un processo di spogliamento si fa conoscere a noi, parla all’uomo non dall’alto della sua onnipotenza, ma scegliendo la via dell’umana fragilità, del farsi piccolo, della kenosi e collocandosi all’ultimo posto. Dio si fa non solo uomo, ma anche pane, per noi. Il che ci garantisce la sua continua presenza, e ci rivela quale dignità abbiamo agli occhi di Dio: ognuno di noi si può scoprire, attraverso questo atto d’amore di Dio, centro della sua attenzione.
Ogni uomo, in forza dell’iniziativa di Dio, non è definito da ciò che può guadagnare o possedere, fosse anche il mondo intero, ma dal rapporto con l’infinito mistero di Dio che si dona a lui nell’umiltà. Che cosa, dunque, fa grande l’uomo? Non ciò che egli fa, ma il fatto di essere termine di una dedizione divina. Dalla contemplazione del descensus Dei appare così anche una scoperta nuova di sé, una riabilitazione dell’umano abitare le vie della storia (7).
L’operare di Dio nel nascondimento impegna anche noi che vogliamo seguire le sue orme e in qualche modo dona una precisa direzione al nostro cammino! Un simile abbassamento del Signore non può che donare un orientamento eucaristico alla nostra vita e suscitare un continuo rendimento di grazie (8). Francesco, per rispondere a questo amore umile, ha scelto per sé e per i suoi frati la minorità!
E noi come possiamo rispondere a tale amore? Poiché celebrare l’eucarestia non significa soltanto fare memoria del passato, ricordando il sacrificio di Cristo, ma anche rendere contemporaneo questo evento di salvezza ora, attingendone tutta l’efficacia di grazia e di redenzione e seguendo l’esempio del Signore, allora anche noi dobbiamo donare la vita per gli altri.
Ove donare la vita per gli altri può parafrasarsi in diversi modi: termine ultimo del dono di se stessi è naturalmente il martirio, ma termine più prossimo può significare donare un sorriso, quando mi sento morire dentro; donare il mio tempo, quando non riesco a misurare il mio; donare il mio aiuto, quando non credo più in me stesso; donare un posto a tavola, quando mi sembra che quello che ho non sia abbastanza nemmeno per me; donare qualcosa del mio necessario, riconoscendo finalmente che sono sazio del superfluo.
Dalla sua umiltà, la santa unità: memoria vivente di Cristo
La nostra missione nel corpo di Cristo non comincia soltanto dove i confini dell’Italia e dell’Europa finiscono, ma inizia anzitutto qui, dove vivo, dove mi raggiunge ogni giorno l’amore del Signore e dove incrocio lo sguardo di mio fratello o di mia sorella, ricordando che pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e, ciascuno per la sua parte, siamo membra gli uni degli altri (9).
Come non pensare che la santa unità amata, desiderata e voluta da Francesco e Chiara nasca proprio dalla consapevolezza di far parte dell’unico Corpo di Cristo? Come non comprendere che da qui deriva anche la precisa volontà di Francesco e Chiara di pensare l’autorità come servizio e non come un potere da esercitare sui fratelli?
È un dato di fatto, dunque, che a motivo dell’incarnazione del Signore Gesù e della sua presenza attraverso l’eucaristia, la vita di ciascuno di noi è indissolubilmente legata a quella di ogni fratello. La celebrazione Eucaristica, inoltre, tende a fare della nostra vita e di ogni circostanza dell’esistenza, una memoria vivente di Cristo, così che ogni gesto e ogni parola siano memoria di lui e dunque, riconoscimento della sua dulcis presentia (10).
Chiara si rivolge ad Agnese di Boemia con queste splendide parole che, secondo me, esplicitano bene la missione delle Sorelle Povere e più ad ampio raggio la missione di ogni battezzato.
Ecco, è ormai chiaro che per la grazia di Dio la più degna tra le creature, l’anima dell’uomo fedele è più grande del cielo, poiché i cieli con tutte le altre creature non possono contenere il creatore, mentre la sola anima fedele è sua dimora e sede, e ciò soltanto grazie alla carità […].
E continua:
Come, dunque, la gloriosa Vergine delle vergini lo portò materialmente, così anche tu, seguendo le sue orme, specialmente quelle di umiltà e povertà, senza alcun dubbio lo puoi sempre portare spiritualmente nel tuo corpo casto e verginale, contenendo colui dal quale tu e tutte le cose sono contenute (11).
Siamo chiamati a diminuire per dare spazio a Lui (12), per farci accoglienza dell’altro, e, come Maria, generare Cristo ai fratelli. L’Eucaristia ci assimila al figlio di Dio; come dice S. Agostino nelle Confessioni: cresci e mi mangerai, senza per questo trasformarmi in te… ma tu ti trasformerai in me (13). In altri termini, l’offerta che Cristo fa del suo corpo e del suo sangue si dilata attraverso il corpo e il sangue del credente (14).
Desidero, infine, far risuonare le parole di Francesco della seconda lettera ai fedeli che certamente Chiara aveva impresse nella memoria del cuore quando scrisse a sant’Agnese:
Siamo sposi, quando nello Spirito Santo, l’anima fedele si unisce a Gesù Cristo. Siamo suoi fratelli quando facciamo la volontà del Padre suo, che è nel cielo. Siamo madri quando lo portiamo nel nostro cuore e nel nostro corpo, attraverso l’amore e la pura e sincera coscienza, e lo generiamo attraverso il santo operare, che deve risplendere in esempio per gli altri (15).
La missione, allora, di ciascun battezzato è essere, anzitutto, portatori di Dio, una missione che non si specifica soltanto col fare ma con l’essere; una missione evangelizzatrice che ha la sua sorgente nell’Eucaristia, memoriale del dono della vita del Signore Gesù per tutti noi, nonché cuore della vita cristiana. Una missione che ci è data, per grazia, da quello stesso Spirito che dimorando in Maria, l’ha resa Madre di Dio!
*Sr. Maria Gioia della Santa Trinità – Sorella Povera Monastero S. Maria degli Angeli Castelbuono (Pa)
1) 1 Am 16-18; FF144.
2) 1Cel 84; FF466.
3) Leonhard Lehmann, L’eucarestia al tempo e negli scritti di Francesco d’Assisi, in EUCARESTIA, VITA SPIRITUALE E
FRANCESCANESIMO di L. Lehmann – P. Martinelli – P. Messa. EDB – 2006, p. 28.
4) 1Cel 84-87; FF 466-471.
5) LOrd 26; FF 221.
6) Cfr. Fra Giuseppe M. Di Fatta, NATI DAL CUORE DI FRANCESCO. Strumento di lavoro per la formazione sulla Regola dell’Ordine Francescano Secolare. Edizione Biblioteca Francescana. Milano. 2021, p. 76.
7) Paolo Martinelli, Eucarestia ed esperienza spirituale: spunti per il presente, in EUCARESTIA, VITA SPIRITUALE E
FRANCESCANESIMO di L. Lehmann – P. Martinelli – P. Messa. EDB – 2006, p. 77; cfr. anche Salmo 8,5.
8) Cfr. Rnb 23,1ss.; FF63 ss.
9) Rm 12,5.
10) Paolo Martinelli, Eucarestia ed esperienza spirituale: spunti per il presente, p. 97.
11) 3 LAg 21-22. 24-26; FF 2892-2893.
12) Cfr. Gv 3,30.
13) Confessiones VII, 10, 16.
14) Paolo Martinelli, Eucarestia ed esperienza spirituale: spunti per il presente, p. 104.
15) 2LF 51-53; FF 200.