Il Sinodo: un impegno a raggiungere tutti, fino agli estremi confini della terra

Decentrare la struttura della parrocchia e responsabilizzare maggiormente i laici, imparando ad abitare spazi che non sono propri, ma di tutti, per una parrocchia “casa accogliente per tutti”. Riflessioni sulle motivazioni e sulle sfide del Sinodo 2021-2023 a cura di sr. Assunta Scopelliti, msc*

L’apertura del percorso sinodale proposto da Papa Francesco alla chiesa universale, ci ha aperto la via una “via” da percorrere insieme. «La via è aperta: bisogna andare». La “Via” da percorrere insieme «ai laici, ai poveri, ai ragazzi e ai giovani, ai malati e agli anziani, con i carcerati e tutti i cercatori di libertà. Siamo sulla strada per essere comunità al seguito di Cristo nel mondo, tra la terra, le persone e le cose. «Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, insieme. Guardiamo a Gesù per imparare ad incontrare, ascoltare, discernere: i tre verbi del Sinodo» ha esordito il vescovo Maurizio della Diocesi di Lodi, nella prolusione pronunciata al termine della Messa, riprendendo le parole proferite da Papa Francesco in apertura del percorso sinodale chiesto a tutte le Chiese nelle modalità più consone a ciascuna.

«La glorificazione di Cristo è l’intento di ogni Sinodo». Dobbiamo pregare perché siano risvegliati la «vocazione, la responsabilità e il desiderio comune a tutto il popolo di Dio: essere santi, ossia liberi nella verità e nell’amore; essere figli e figlie che si convertono per accogliere la vita divina e farsi carico della gioia del Vangelo». Santi, figlie e figlie di Dio caratterizzati, come veri discepoli, dal “servizio”, che accoglie la dimensione indispensabile del “kerigma”, «l’annuncio decisivo per l’umanità: il mistero del morire e del risorgere di Cristo come via libera.

Sinodo: è l’ora dei laici

In questo Sinodo si esplicita “il tentativo di decentrare la struttura della parrocchia e di responsabilizzare maggiormente i laici, imparando ad abitare spazi che non sono propri, ma di tutti”, per una parrocchia “casa accogliente per tutti”. Si cita poi la necessità di una “vicinanza e condivisione dei passaggi dell’esistenza più dolorosi, delicati, significativi”. Il compito di tutti i laici credo sia quello di tessere relazioni, costruire ponti e superare steccati. In questo momento storico possiamo dire: “È l’ora dei laici”. Tutti i laici battezzati sono chiamati ad abitare la vita.

Si fonda su questa consapevolezza il cammino sinodale della Chiesa universale, che riflette e si confronterà a partire dall’Instrumentum Laboris, il documento preliminare che ogni Diocesi ha elaborato, con «l’intento che tutti possiamo essere a servizio del Vangelo e portarlo a tutti, tra le persone e le cose, su questa terra, che amiamo. La comunità ecclesiale si è preparata in un triennio, che la pandemia non ha fermato, con l’aggiunta senz’altro opportuna che l’emergenza sanitaria ha suggerito: “tra Memoria e Futuro. Temevamo di aver perso il futuro se la memoria delle fragilità ma anche della resilienza nelle prove più dure del passato non ci avesse sorretti. Non abbiamo rinunciato al domani, che, soprattutto le giovani generazioni, reclamavano dando credito alla speranza e alla determinazione nel proseguirla. Ora siamo in compagnia di tutta la chiesa. Papa Francesco, infatti, ha chiesto il capillare coinvolgimento dei battezzati in un itinerario di invocazione dello Spirito e poi di riflessione, confronto e discernimento per camminare insieme sulla “stessa via”, come il termine “sinodo” evidenzia, al fianco dei pastori nella condivisione dell’unica missione ecclesiale.

Potremo insieme ridisegnare il futuro dando vita nel presente ad una nuova stagione di sviluppo integrale e sostenibile. Il Sinodo desidera senza pretese porsi al fianco delle giovani generazioni, delle famiglie, dei poveri, come degli ultimi tempi e degli esclusi nella convinzione che la stessa barca sulla quale eravamo nella comune tempesta ci trattiene ora sulla stessa via di solidarietà radicata nella misericordia, che è il cuore del Vangelo. La celebrazione del Sinodo diocesano si armonizza felicemente col tempo affidato dal pastore universale il Papa alle singole diocesi nel percorso verso il Sinodo dei vescovi.

Il Sinodo diocesano

Le diocesi sono chiamate a profonda comunione a livello nazionale e mondiale nella Chiesa cattolica, la quale guarda con sincera fraternità alle altre Chiese cristiane sull’appello del Signore ad essere una cosa sola affinché il mondo creda. Così, scambiando l’abbraccio fraterno di pace con tutti i cristiani, possiamo estenderlo nel modo più vero ai nostri fratelli appartenenti alle altre religioni, nella reciproca e rispettosa custodia dell’identità di ciascuno, in un’autentica libertà religiosa, alle altre religioni come agli uomini e donne di buona coscienza e volontà, per chiamarci e vivere come “fratelli e sorelle, tutti”», Fino ai confini del mondo. Tutto questo è nella fase diocesana del Sinodo universale.

La fase diocesana in programma dall’ottobre 2021 all’aprile 2022 è una «consultazione del popolo di Dio», come indicato dalla costituzione apostolica Episcopalis communio di papa Francesco pubblicata il 15 settembre 2018 che “trasforma” il Sinodo dei vescovi. Si tratta della fase di ascolto “dal basso” della gente, cara al Pontefice, ed è la principale novità introdotta dalla riforma del Sinodo dei vescovi voluta da Francesco. La Segreteria generale del Sinodo ha inviato alle singole diocesi di tutto il mondo il Documento preparatorio, accompagnato da un questionario e da un vademecum. Lo stesso testo è stato inviato anche ai dicasteri della Curia romana, alle Unioni di superiori e superiore maggiori, alle federazioni della vita consacrata, ai movimenti internazionali dei laici e alle università e facoltà di teologia.

Ogni vescovo nomina un responsabile (eventualmente un’équipe) diocesano della consultazione sinodale, che diventerà il punto di riferimento e di collegamento con la Conferenza episcopale e che accompagnerà la consultazione nella Chiesa particolare in tutti i suoi passi. La consultazione nelle diocesi si svolge attraverso gli organi di partecipazione senza escludere le altre modalità che «si giudichino opportune perché la consultazione stessa sia reale ed efficace». La consultazione in ciascuna diocesi si concluderà con una riunione pre-sinodale, che sarà il momento culminante del discernimento diocesano. Dopo la chiusura della fase diocesana, ogni diocesi invierà i suoi contributi alla Conferenza episcopale.

Qual è il tema del Sinodo dei vescovi?

“Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”

Come proseguirà il processo sinodale?

Dopo la consultazione delle diocesi, le Conferenze episcopali metteranno a punto la sintesi che sarà inviata alla Segreteria generale del Sinodo insieme ai contributi diocesani. Quindi la Segreteria generale redigerà il primo Instrumentum Laboris entro settembre 2022.

Si aprirà allora la fase continentale (da settembre 2022 a marzo 2023) che ha al centro il dialogo sul primo Instrumentum Laboris, realizzando un ulteriore atto di discernimento alla luce delle particolarità culturali di ogni continente. Si terranno quindi vere e proprie assemblee continentali: si stabiliranno i criteri di partecipazione dei vescovi e degli altri membri del popolo di Dio. Al termine la Segreteria generale del Sinodo procederà alla redazione del secondo Instrumentum Laboris. Nell’ottobre 2023 si terrà l’Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi in Vaticano con l’incontro dei vescovi.

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Suor Assunta Scopelliti

* Suor Assunta Scopelliti, nata a Palma di Montechiaro (Ag) nel 1948, è missionaria del Sacro Cuore di Gesù – Santa Francesca Cabrini. La sua vita è sempre in movimento, vissuta nelle varie Comunità delle MSC della Provincia Italiana. È stata in missione a Novoaltajsk, in Russia/Siberia asiatica, dal 2004 al 2020. Attualmente vive in Italia, nella Comunità di Codogno, casa per le sorelle anziane, dove svolge il servizio di responsabile e continua con passione apostolica la missione nella pastorale parrocchiale e nella pastorale giovanile.

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