La Parola si è fatta carne. Commento al Vangelo della domenica

La Parola si è fatta piccola per noi: è alla nostra portata, così piccola e vicina da farsi pane e vino, da entrare in parole umane, nel disperato bisogno di gridare all’umanità che Dio ci ama infinitamente. Meditazione a cura di  Suor Stefania Raspo, missionaria della Consolata.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-5.9-14)

In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Parola del Signore

Commento audio al Vangelo

Chi è Dio? Il tempo di Natale ci assicura che si è fatto carne, che lo si può toccare e vedere, ma nei secoli la risposta a questa domanda non ha trovato risposte, se non tentativi poco esaustivi, o parziali, e persino alcuni grandi pensatori e mistici hanno gettato la spugna, affermando: non si può rispondere.

In effetti, come possiamo racchiudere Dio, il mistero di Dio, nelle nostre limitate parole umane? La stessa Bibbia presenta simboli, una serie di parole per descrivere a pennellate Dio, Gesù, il mistero dell’incarnazione. È quello che leggiamo oggi in questo Vangelo, che è l’inizio dato da Giovanni alla sua Buona Notizia: Gesù è il Verbo, ossia la Parola, Gesù è la Luce. Sono versi poetici e simbolici; del resto, per esprimere grandi esperienze, come può essere l’amore, la poesia e l’arte in generale sono strumenti potenti, che non toccano solo idee e concetti, ma le corde delle emozioni più profonde.

Ed è così: l’esperienza che ognuno di noi può fare di Gesù è profonda e difficilmente spiegabile, perché Gesù è la Parola, non un concetto. Papa Francesco, nel messaggio del giorno di Natale, ha detto che Dio si è fatto parola perché potessimo entrare in dialogo con Lui. È veramente un orizzonte che si schiude, che apre il mio cuore a una relazione, che mi porta “oltre” e anche più “vicino”.

Il Vangelo di Giovanni usa due immagini forti, riprese anche dalle lettere a lui attribuite: Gesù è parola, Gesù è luce. Le due immagini sono profondamente intrecciate esistenzialmente, anche i Salmi lo colgono, quando preghiamo: “La tua Parola è lampada ai miei passi, luce sul mio cammino” (Salmo 119). Basti pensare alla nostra esperienza: una parola donataci da una persona importante (papà, mamma, nonna, padre spirituale) può essere una luce sul nostro cammino, soprattutto nei momenti più bui, quando è facile perdersi.

Così è Dio, che si incarna e assume le relazioni umane con le quali conviviamo fin dalla nascita: una parola di Gesù può rischiarare la notte più buia del nostro cuore, può farci ritrovare il senso della vita e del nostro cammino. La Parola si è fatta carne, Dio si fa parola: si mette in dialogo con noi. Sempre mi emoziono, nella missione in Vilacaya (Bolivia) quando, dopo la Comunione, invito i ragazzi a chiudere gli occhi e ad entrare in dialogo con Gesù, amico che vive in noi e ascolta le nostre confidenze: i giovani chiudono gli occhi e si percepisce che entrano in un discorso intimo, profondo, con il Signore.

San Giovanni ci indica che tutto questo avviene in assoluta libertà: Dio è luce, ma le tenebre non l’hanno accolto. Giovanni il Battista rende testimonianza alla luce, ma non è obbligatorio, e nemmeno automatico, il passo all’accoglienza. Accogliere significa spalancare le porte del cuore e fare spazio dentro di me. Posso non ascoltare la Parola, distraendomi con tanti rumori, altre parole, molte attività: è facile che succeda, nel nostro mondo. E davanti alla luce, posso pur sempre chiudere gli occhi e dire che è notte. Non c’è sordo più sordo di chi non vuol ascoltare, e forse non c’è cieco più cieco di chi non vuol vedere.

Perché la Parola – dicono i Padri della Chiesa – si è fatta piccola per noi: è alla nostra portata, così piccola e vicina da farsi pane e vino, da entrare in parole umane, nel disperato bisogno di gridare all’umanità che Dio ci ama infinitamente. Troppo bello e facile per essere vero? Eppure per coloro che l’hanno accolta, assicura Giovanni, ha dato il potere di essere chiamati Figli di Dio.

Nella vita missionaria uno dei sogni più grandi è poter annunciare la Parola di Dio a chi ancora non la conosce. Annunciare l’amore pazzo di Dio verso ogni persona, e donare così la consolazione. Non sempre lo si fa con catechesi, prediche, discorsi diretti all’evangelizzazione; piuttosto, il più delle volte è la nostra stessa vita (pur se fragile e limitata) ad annunciare la Parola, il Dio Amore, il Dio Luce per tutti. Siamo chiamati ad essere trasparenza di Dio: lavorando in un ospedale, servendo in una mensa, aprendo la porta di casa a chi bussa, la persona trova in noi Dio, se lo lasciamo trasparire, attraverso uno sguardo, un sorriso, un gesto di vicinanza e carità. Perché la Parola si è fatta carne, e ormai con l’incarnazione, l’amore di Dio ha assunto una concretezza di carne ed ossa. Anche attraverso di noi.

Mi chiedo: ci sono cose o situazioni che non mi permettono ascoltare Dio Parola, vedere la sua luce? Rifletto e posso fare alcune scelte.

Ricordo: momenti in cui ho toccato la presenza di Gesù, ho sentito la sua consolazione, sia nella preghiera personale, sia nell’incontro con una persona. Ringrazio Dio per questo dono.

Prego:
Gesù, tu sei la consolazione di Dio
venuto al mondo perché tutti potessero scoprire
che Dio è amore e luce.
Aiutaci a riconoscerti e ad accoglierti
in ogni momento, specialmente quando
ci sentiamo nell’oscurità.
Consolaci, perché anche noi, consolati da te,
possiamo consolare chi si trova nella tristezza. Amen.

Suor-Stefania-Raspo

Sr. Stefania Raspo, mc @stefania_raspo
Missionaria della Consolata

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