“Passando in mezzo a loro, si mise in cammino”. Commento al Vangelo della domenica

«Gesù non si lascia confondere dalla cattiveria, né dai cuori induriti, ma prosegue il suo cammino. Lui passa oltre la gelosia, la rabbia e la violenza e porta a compimento la missione per cui Dio lo ha mandato». Commento al Vangelo della domenica a cura di Milva Caro mscs, teologa, superiora provinciale per l’Europa delle Suore Missionarie Scalabriniane.

Dal Vangelo secondo Luca (4,21-30)

In quel tempo, Gesù cominciò a dire nella sinagoga: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».

Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

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Commento al Vangelo della Domenica

«Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Lc 4,21

Proprio oggi è una giornata meravigliosa perché ci ritroviamo nell’anima di Dio. Oggi siamo veramente abbracciati da Dio. Perché? Perché il Vangelo, nell’oggi della storia, ci parla di cure, di guarigioni, di liberazione, di vita. Proviamo a metterci non dalla parte di chi sta ascoltando la parola di Gesù, ma dalla parte delle vedove, dei lebbrosi, dei malati, degli esclusi, perché è di questi che Gesù sta parlando.  Sta dicendo che è finita la schiavitù. Le vedove, i malati, gli esclusi, gli stranieri, noi, io e tu siamo abbracciati e curati con un amore speciale.

Questo episodio nel Vangelo di Luca, pur nella sua schiettezza, ci dice speranza e dinamicità. Tuttavia Gesù viene provocato dai suoi concittadini, che gli pongono domande a tranello. Perché si rivolgono a Lui con questo tono accusatorio? Cosa aveva detto, per scatenare una reazione e un tumulto così grande nella sinagoga? 

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore.

Da dove nasce questo sdegno, non lo sappiamo. Eppure, Gesù non si arrende e prova a mettersi in cammino con loro, come ai discepoli di Emmaus, spiegando la parola di Dio, attraverso i profeti Elia ed Eliseo; ricordando come loro si erano presi cura degli esclusi, dei malati, degli stranieri.

Potremmo dirlo con il linguaggio di Papa Francesco: erano andati nelle periferie esistenziali del loro tempo, per essere presenza di Dio nelle fragilità e nelle povertà dei più vulnerabili del tempo. Dio è così, Lui va incontro; con Gesù questo andare incontro ha raggiunto la sua pienezza, nulla potrà fermarLo nel fare la volontà di Dio.

Sì, questo è un Vangelo che abbraccia e dona speranza, perché Gesù non si lascia confondere dalla cattiveria, né dai cuori induriti, ma prosegue il suo cammino. Lui passa oltre la gelosia, la rabbia e la violenza e porta a compimento la missione per cui Dio lo ha mandato: annunciare ai poveri un lieto messaggio, curare i malati, ridonare la vista ai ciechi e proclamare un anno di Grazia. Sì, siamo abbracciati oggi dalla carità di Dio, perché siamo stati amati e scelti fin da principio.

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