Dal Congo la missionaria Saveriana Teresina Caffi rilancia l’appello-monito di 60 ragazze di Bukavu contro la guerra in Ucraina: “Noi che abbiamo vissuto molte disgrazie e traumi a causa della guerra, vi preghiamo di non farla”.
di Redazione
“Chi vuole la guerra ci chieda cosa stiamo passando oggi noi congolesi, noi che la guerra l’abbiamo conosciuta”. È l’appello-monito lanciato da 60 ragazze congolesi di Bukavu e inviato all’agenzia vaticana Fides attraverso Teresina Caffi, religiosa Saveriana attualmente in missione nel Paese.
Una lettera che fa seguito agli attacchi delle forze armate russe in Ucraina. “Noi, giovani di Bukavu – si legge nella dichiarazione pervenuta all’Agenzia Fides -, la generazione della guerra, abbiamo subito molte disgrazie e traumi a causa di essa. Ecco perché vi preghiamo di non iniziare la guerra”.
“Non c’è nessun tesoro nascosto nella guerra – scrivono le giovani -. Con la guerra perdiamo i nostri genitori, fratelli e sorelle, i beni e la vita. Durante la guerra abbiamo perso molti dei nostri nonni, che forse oggi potrebbero raccontarci la vita passata e insegnarci come comportarci nella vita.
In guerra più di dieci persone vengono seppellite in una stessa fossa, come se fossero del fertilizzante. Le donne diventano vedove, gli uomini vedovi, i bambini rimangono orfani, i genitori perdono i figli. Tanti bambini non hanno mai conosciuto la loro famiglia; rimasti senza casa, vivono per strada e non sono mai stati a scuola”.
“La guerra destabilizza la società, porta carestia e miseria, umilia le persone, calpesta la dignità umana, non permette alle persone di lavorare e riposare né giorno né notte, impedisce il progresso, danneggia in un istante risorse vitali conquistate a fatica, porta la regressione in tutti gli ambiti: spirituale, intellettuale, morale, materiale”.
Nell’appello la preoccupazione per la questione ecologica e le possibili ricadute sul piano educativo e relazionale: “La guerra porta disordine e distrugge l’ambiente: le bombe inquinano l’aria e ci portano malattie. Le scuole sono chiuse, gli spostamenti sono bloccati, i centri sanitari distrutti, il Paese diventa inabitabile. Le persone fuggono a migliaia per vivere miseramente in un Paese vicino e talvolta si ribellano contro coloro che le hanno accolte e la guerra si propaga”. E infine l’invito a deporre le armi: “Ci sono diversi modi per trovare un compromesso senza andare in guerra. Siamo fratelli: perché farci del male a causa di questo mondo che passerà? Questa terra non ci appartiene: prima o poi la lasceremo. Prendiamo coscienza del dono prezioso che Dio ci ha fatto: la vita!”