Nell’occhio di tuo fratello. Commento al Vangelo della domenica

Egoismo, avidità, incapacità di andare oltre i propri interessi, sono veri e propri pesi che ci accecano e non ci permettono di guardare con verità alla nostra vita. Com’è possibile dare una parola di speranza all’altro se siamo così concentrati su noi stessi? Commento al Vangelo di domenica 27 febbraio a cura di Fra Giuliano Santoro, OFM*

Dal Vangelo secondo Luca (6,39-45)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

La trave e la pagliuzza

Siamo alla fine del discorso che, nel Vangelo secondo Luca, Gesù rivolge ai suoi discepoli. Queste parole illuminano e arricchiscono il senso delle beatitudini e della misericordia, che nelle scorse domeniche ci sono state proposte come misura alta della vita. Ora Gesù continua a parlare, e già questo merita attenzione: lungo i secoli la sua parola ha sostenuto la vita della Chiesa, ha ispirato storie di santità e profonda bellezza, ha cambiato tante vite. Ora egli continua a parlare per sostenere, ispirare e cambiare la nostra vita.

Questa domenica il Vangelo ci propone delle immagini molto suggestive. Noi vogliamo concentrare la nostra attenzione su alcuni particolari che riguardano il nostro corpo: nel discorso si parla di occhi, bocca, orecchie… e del cuore! Il Vangelo ci chiede di non rimanere indifferenti ai nostri sensi, perché attraverso questa parte di noi possiamo relazionarci con il mondo – e con Dio, che si è incarnato in questo mondo – e aprire il nostro cuore alla bellezza della vita vera.

Il Signore ci chiede di ampliare il nostro sguardo eliminando quelle travi che appesantiscono le nostre visioni: egoismo, avidità, incapacità di andare oltre i propri interessi, sono veri e propri pesi che ci accecano e non ci permettono di guardare con verità alla nostra vita. Com’è possibile dare una parola di speranza all’altro se siamo così concentrati su noi stessi? Ogni parola risulterà sterile se non siamo aperti all’accoglienza dell’altro che arricchisce la nostra vita. E questo ci invita a guardare al nostro cuore. Quale tesoro custodiamo in esso: un io gigante o uno spazio accogliente perché l’altro possa far parte della nostra vita? La risposta emerge inevitabilmente dalle nostre parole e dai nostri discorsi: parlo sempre di me o sono capace di fare spazio all’altro nei miei discorsi? Sono capace di fare silenzio per ascoltare l’altro?

Chiudiamo ora i nostri occhi per qualche secondo, e immaginiamo anche noi di essere lì, in una calda pianura della brulla campagna d’Israele ad ascoltare quest’uomo, la cui presenza riscalda il nostro cuore, le cui parole entusiasmano la nostra vita. Chi di noi non vorrebbe fare questa esperienza? Oggi possiamo fare di più: possiamo vedere la presenza del Risorto nel volto del fratello, possiamo rivolgerci sempre a Lui nella preghiera, possiamo sempre ascoltare la Sua Parola, possiamo aprire il nostro cuore al suo Spirito e lasciare che il Egli abiti in noi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

fr Giuliano Santoro OFM

* Fra Giuliano Santoro è un Frate Minore, attualmente in formazione presso il Convento di Castellaneta (TA). Ha vissuto alcune esperienze di missione in Albania. Svolge attività di animazione missionaria.

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