Territori montani tra rischi e opportunità. Greenaccord: “Ci vuole un’informazione consapevole”

I territori montani delle Alpi e degli Appennini “custodi di una biodiversità dal valore inestimabile”. Ma il cambiamento climatico è una minaccia grave e crescente. Lo affermano gli esperti intervenuti al Forum “Riabitare la montagna”, promosso da Greenaccord nel Centro Papa Luciani di Santa Giustina (Belluno).

di Redazione

“I paesaggi montani delle Alpi e degli Appennini, entro il 2050, potrebbero essere cancellati dalla scenografia territoriale italiana per l’accelerazione esponenziale degli eventi estremi indotti dai cambiamenti climatici. La perdita delle montagne, con la contestuale perdita dei ghiacciai e crescita dei volumi d’acqua con il pericolo di avere città sempre più inondate, va seriamente contrastata con misure incrementali di adattamento per evitare il definitivo spopolamento delle aree interne e dei borghi che ospitano boschi e foreste dall’inestimabile biodiversità”.

Il ricercatore dell’Istituto di Scienze Polari del Cnr Jacopo Gabrieli, tra i protagonisti della seconda giornata del Forum “Riabitare la montagna” promosso da Greenaccord nel Centro Papa Luciani di Santa Giustina, sottolinea l’urgenza di una radicale trasformazione dei nostri stili di vita per gli impatti dell’azione umana sugli equilibri degli ecosistemi, ma anche l’esigenza di una profonda rivisitazione dei modelli di comunicazione della crisi climatica per una opinione pubblica più informata e consapevole.

Non si possono confondere ancora i concetti di meteo e clima – ha proseguito Gabrieli – né reiterare l’idea di un dibattito sulla crisi climatica equidistante tra negazionisti e scienziati, quando il 99% degli scienziati mondiali è unanime nei pronunciamenti e, ancor più, in un pianeta sempre più vulnerabile in cui la concentrazione di anidride carbonica ha raggiunto valori mai sfiorati negli ultimi 800mila anni (quasi 420 parti per milioni) e, dunque, davvero non si può pensare di rimanere sani in un mondo malato, come più volte sottolinea Papa Francesco”.

“Nel territorio delle Dolomiti bellunesi, soprattutto dopo la catastrofe della tempesta Vaia, sta maturando una nuova e più robusta coscienza sulle foreste – ha sottolineato il Comandante del gruppo Carabinieri Forestale di Belluno, Riccardo Corbini – tali che possano essere attraversate da processi strategici di gestione sostenibile e manutenzione virtuosa scanditi dai criteri della prevenzione e programmazione. La superficie boschiva in Italia e in Veneto (con 460mila ettari) – ha proseguito Corbini – negli ultimi anni è aumentata per l’inedita desertificazione sociale dei paesaggi montani, determinando, conseguentemente, un maggiore rischio geoidrologico, pur a fronte dei numerosi servizi ecosistemici, ossia i benefici multipli che le foreste sono in grado di assicurare all’uomo”.

I territori delle Alpi e degli Appennini, custodi di una biodiversità dal valore inestimabile, da alcuni decenni, dunque, sono nuovamente frequentati dai lupi, tornati a colonizzare i paesaggi – secondo il delegato del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi, Enrico Vettorazzo – non per “reintroduzione”, ma per “dispersione”, ossia dalla nascita e diffusione di branchi. Come emerge dal recente monitoraggio sulla presenza dei lupi realizzato tra il 2020 e il 2021 dall’Ispra, in sinergia con altri istituti di ricerca e istituzioni locali, i lupi, oggi circa 3000, sono studiati, infatti, mediante il progetto europeo “Life Wolfalps” con l’obiettivo ambizioso di rilevarne l’andamento demografico, gli spostamenti tramite i radiocollari satellitari di ultima generazione, e la loro adattabilità a luoghi sempre più caldi a causa dei cambiamenti climatici, in nome di una desiderata e necessaria convivenza pacifica con l’uomo.

I boschi, oltre a fornire legno per le centinaia di imprese del territorio che lo impiegano in numerosi ambiti artigianali e produttivi come ha ricordato il consigliere del Consorzio del Legno del Veneto Enzo Bozza, sono sempre più rilevanti per la transizione energetica e la conversione ecologica, come ha sottolineato anche il ricercatore di Eurac Research Luca Cetara, riprendendo e rilanciando le osservazioni del collega del Cnr Gabrieli.

“Nelle Alpi – ha evidenziato Cetara – vivono 14 milioni di abitanti, distribuiti su quasi 191mila chilometri quadrati che impattano sugli equilibri di questi delicati ecosistemi e, dunque, attraverso progetti di cooperazione internazionale e la rivisitazione del trattato trentennale della Convenzione delle Alpi, ci proponiamo di proteggerne l’identità e la natura, per una loro matura protezione e possibile valorizzazione. Anche in montagna, e non solo nelle città, va sollevata la questione dell’uso dei suoli, infatti, che non sempre sono considerati come driver essenziali per il contrasto ai cambiamenti climatici. Ne deriva, pertanto, il nostro impegno in originali percorsi di educazione alla montagna, come particolare forma di educazione ambientale, nella convinzione che le nuove generazioni possano diventare Sentinelle del Creato e custodi delle montagne come, sin dagli anni ’70 del secolo scorso, ci ha insegnato Papa Luciani”.

In questo racconto ibrido e integrato, interdisciplinare e transterritoriale, il bellunese è stato raccontato, infine, nei suoi dinamismi sociali ed economici, dagli studiosi e ricercatori della Cgia Mestre. Secondo il prestigioso centro studi indipendente, a fronte di una tangibile ripresa economica, dopo un devastante 2020 dal punto di vista macro-economico e finanziario, si rileva la criticità di una provincia ancora contraddistinta da una pesante monocultura produttiva che potrebbe far esplodere fenomeni di incertezza occupazionale e di instabilità produttiva ove non fossero efficacemente impiegate le risorse del Pnrr in arrivo. Sul Pnrr, in particolare, il Segretario Mason è stato particolarmente duro, sottolineando l’assenza di una visione politica armonica ed ecosistemica capace di interpretare i bisogni di un territorio dalle notevoli vocazioni, da rilanciare, però, tenendo insieme lo sviluppo sostenibile e il progresso inclusivo che non lasci indietro nessuno.

PARTNER: Eambiente, Oraizen, DBseret, DBEcosensystem, WBF, Centro Papa Luciani

PATROCINI: Anno internazionale dello sviluppo sostenibile in montagna – ONU, The Mountain Partnership – sostenuta dalla FAO,MITE – Ministero Transizione EcologicaArma dei Carabinieri/CufaaDiocesi di BellunoComune di Canale d’AgordoFondazione Papa Luciani di CanaleFondazione Dolomiti UNESCOEnte Parco Nazionale Dolomiti BellunesiParco DolomiticiOrdine Giornalisti del Veneto,FNSI-Federazione Nazionale Stampa Italiana, UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana, FISC – Federazione Italiana Settimanali DiocesaniUSSI nazionale – Unione Stampa sportiva ItalianaUSSI VenetoSGV-Sindacato Giornalisti VenetoArgavWigwamBioarchitetturaLunga notte delle chiese, Terre dei Presepi.

MEDIA PARNER: Vatican News, Tv2000AvvenireFamiglia CristianaSIRLifeGate, Teleambiente, Terra e MissioneGreenreportEco in CittàGEOsmart MagazineTeleBellunoL’Amico del Popolo, Vita Trentina, Agenzia di Comunicazione NAP.

Foto: Centro Papa Luciani

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