La salvezza è oggi. Commento al Vangelo della domenica

La salvezza può appartenere soltanto all’oggi. Attraverso l’incontro con Zaccheo, Gesù rivela al mondo il volto di un Dio che ci guarda dal basso e ci invita a scendere dalle nostre sicurezze per salire la cima della sua amicizia. Commento a cura di Suor Linda Pocher FMA, teologa e mariologa.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 19,1-10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore

XXXI Domenica del Tempo Ordinario – Commento al Vangelo

La salvezza può appartenere soltanto all’oggi. La salvezza di ieri, infatti, è soltanto ricordo della salvezza. La salvezza di domani è ancora speranza.

La salvezza, nel lessico di Gesù, è sempre coniugata al presente. Quando Gesù incontra gli emarginati, gli esclusi, i poveri, i malati, essi incontrano la salvezza, perché la salvezza è Gesù! Zaccheo, però, a prima vista potrebbe sembrare un po’ un intruso nell’insieme dei disgraziati ai cui il Cristo sembra rivolgersi di preferenza.

Zaccheo infatti, era un uomo ricco e per di più non era un oppresso, ma un oppressore. Certo, probabilmente era un po’ complessato a causa della sua bassa statura. Forse, chissà, proprio per rifarsi di questo smacco di madre natura, opprimeva il suo prossimo abusando del potere che gli era stato conferito in quanto esattore delle tasse per conto dei romani.

La sua statura l’aveva costretto a guardare sempre il prossimo dal basso in alto ed egli si era servito del potere e del denaro per rovesciare la situazione. Dalla sua posizione sociale, poteva permettersi di guardare gli altri dall’alto in basso. E questo era il suo passato.

Oggi, però, ha sentito parlare di Gesù e il suo passaggio per Gerico lo incuriosisce. Vuole vedere Gesù. Ma la folla glielo impedisce, quasi a ricambiare simbolicamente il favore: oppressione per oppressione. In questo caso infatti, l’altezza sociale non conta e Zaccheo, ancora una volta, deve fare i conti con la sua bassa statura. La cosa, ovviamente, non lo spaventa. È talmente avvezzo all’arrampicata sociale, che ci mette un attimo a salire su di un albero e recuperare la sua posizione di superiorità, di controllo.

È a questo punto che avviene il miracolo: Gesù rivolge su Zaccheo il suo sguardo, inevitabilmente uno sguardo dal basso, dai piedi dell’albero. E si autoinvita a casa sua, disattendendo le aspettative di coloro che lo circondano e lo osservano. E forse neppure Zaccheo ambiva tanto, forse era solo curioso.

Come si sarà sentito Zaccheo, abituato a salire l’abuso per guardare gli altri dall’alto in basso, nel venire guardato da sotto, da uno che in statura morale è molto più alto di lui? L’evangelista non lascia spazio a dubbi: oggi il suo cuore si riempie di gioia e la sua vita è trasformata, da quello sguardo, per sempre. Oggi.

È così che Gesù rivela al mondo, attraverso l’incontro con Zaccheo, il volto di un Dio che ci guarda dal basso e ci invita a scendere dalle nostre sicurezze per salire la cima della sua amicizia, scendere dai troni che ci siamo costruiti per stare alla pari con Lui, alla pari con Dio, il Creatore a Signore. Si realizza così uno di quei ribaltamenti della sorte di cui Luca canta nel Magnificat: Dio abbatte i potenti, confonde i superbi, rimanda a mani vuote i ricchi.

Nella preghiera di Maria, posta all’inizio del suo vangelo, Luca aveva annunciato il suo programma teologico-sociale, che poi si realizza in Gesù, nei tanti oggi di salvezza che danno luce al suo racconto e indicano al credente la via da seguire, anche nei momenti più bui della vita: una costellazione di salvezza, dalla guarigione della suocera di Pietro, al ladrone pentito, trascinato oggi in paradiso.

Di fronte al conflitto sociale, all’oppressione e all’ingiustizia sorge sempre in noi la tentazione di schierarci, di scegliere: stare con gli oppressi o con gli oppressori? In questo episodio il Signore ci fa vedere che entrambi hanno bisogno di salvezza e che anche il ricco rimandato a mani vuote è destinatario dell’intervento di salvezza di Dio. Rimanendo a mani vuote, il ricco viene messo nella condizione di imparare a chiedere. Si trova nella stessa posizione del povero. Riceve in dono l’opportunità di aprirsi all’altro in modo nuovo.

La salvezza di oggi è la salvezza dell’essere umano concreto, chiunque esso sia. La realtà è più grande dell’idea. La salvezza è il contrario dell’ideologia.

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