Commento al Vangelo della I domenica di Avvento

“Possiamo vivere solo nell’oggi senza guardare oltre, alla fine che ci attende ed al fine a cui tendiamo?” Meditazione sul Vangelo della I domenica di Avvento a cura di p. Piero Masolo, missionario del PIME.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,37-44)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come furono i giorni di Noè, così sarà la venuta del Figlio dell’uomo. Infatti, come nei giorni che precedettero il diluvio mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca, e non si accorsero di nulla finché venne il diluvio e travolse tutti: così sarà anche la venuta del Figlio dell’uomo. Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata.
Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

Commento al Vangelo

L’Avvento inizia col botto: il discorso escatologico di Gesù sul fine e sulla fine, l’eternità (sul futuro potremmo dire), come ci racconta l’evangelista Matteo, è tosto! La venuta del Signore, di cui non si sa né il giorno né l’ora, è paragonata al diluvio al tempo di Noè. L’acqua arriva impetuosa come uno tsunami e devasta tutto ciò che trova: chi è impegnato nel suo quotidiano e non solleva la testa non se ne accorge neppure. Si mangia, si beve, si sposa: tutte cose normali, più che legittime, coì come le due coppie di lavoratori, gli uomini nel campo e le donne alla mola, non fanno che il loro dovere ma… basta tutto questo?

Possiamo vivere solo nell’oggi senza guardare oltre, alla fine che ci attende ed al fine a cui tendiamo? No, dice chiaramente Gesù ai sui discepoli al Monte degli Ulivi (Mt 24,3). Non può bastare: resteremmo rattrappiti, concentrati solo sul materiale, a scapito dell’essenziale.

In dialetto milanese c’è un’espressione che corrisponde al comando di Gesù a vegliare: fa balà l’oecc! Se il tuo occhio balla non può perdersi nessun segno di quanto accade, non può addormentarsi, ma resterà vigile, attento, ben aperto per osservare. Se poi il discepolo non si accontenta di osservare ma cercherà di capire allora potrà veramente diventare una sentinella: qualcuno che sa guardare lontano, ma che sa anche attendere, magari nel freddo della notte, certo che l’alba spunterà. Un uomo, una donna, che non si accontenta di sopravvivere ma vuole vivere intensamente, senza perdersi nulla della luce, ma anche dell’oscurità, nella quale cammina. La Parola tratteggia un vero e proprio identikit del cristiano.

Mi ci ritrovo? O sono anch’io impegnato nel campo, come quei due uomini, o preso dal volermi godere la vita a tutti costi (mangiavano e bevevano) come la gente al tempo di Noè? Ecco per questo inizia l’Avvento: una nuova occasione per svegliarci, per non lasciar passare le giornate una uguale all’altra, ripiegati su noi stessi o troppo impegnati sui nostri obbiettivi, per quanto belli.

Buon Avvento a tutti: che sia un cammino in cui riusciamo a rimettere a fuoco la fine ed il fine che il Signore ci dona, prendendo carne e facendosi vicino a ciascuno di noi.

Crediti foto: KatarinaGondova/Collezione Essentials/Getty Images

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