Con la giustizia di Dio nel cuore. Commento al Vangelo della domenica

Nel Vangelo di questa domenica, Gesù contrappone la giustizia degli scribi e dei farisei con la giustizia del Regno dei cieli. Meditazione a cura di Antonella Simonetti, Suora Francescana Missionaria di Assisi.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,17-37)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.
Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Commento al Vangelo

L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” (S. Girolamo). Eh sì, perché ogni pagina della Scrittura ci parla del Signore Gesù, ci rivela il volto bello del Figlio amato, che è venuto a narrarci Dio ma, soprattutto, a donarci la vita di Dio, a renderci figli dell’unico Padre. Gesù è l’Uomo nuovo, venuto per unirci a sé, per donarci il suo cuore, quel “cuore nuovo” che Dio aveva promesso attraverso i profeti.

Mi sembra questa una premessa necessaria per comprendere adeguatamente la pagina di Vangelo che la liturgia ci offre questa domenica e, più ampiamente, tutto il Discorso della montagna; per evitare di interpretare questi testi come una serie di norme morali, come un’esortazione ad osservare minuziosamente la legge, per poi, magari… ottenere un premio!

Se così fosse, non potremmo non coglierli come un fardello pesante, come qualcosa che si va ad aggiungere a tutto ciò che già rende complicata la nostra vita. Ma il Vangelo è buona notizia! È sempre annuncio liberante di vita sovrabbondante, di gioia piena, anche se, certamente, non la gioia che promette il mondo.

Ed ecco allora la prima buona notizia: Gesù dà pieno compimento alla Legge e ai Profeti. Gesù, cioè, è il Figlio amato che compie perfettamente la volontà di Dio e le promesse di Dio contenute nella Legge e nei Profeti e, dunque, le rivela più chiaramente, ne rivela il cuore, la profondità. Ci viene in aiuto, a questo proposito, S. Paolo, il quale afferma: “Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,10). Gesù mostra con le sue parole e con la sua vita che al di sopra di tutto vi è l’amore (Col 3,14). Ci invita, dunque – e attraverso il suo Spirito ce ne rende capaci – , ad andare oltre la lettera della legge, oltre la sua interpretazione restrittiva, per coglierne il senso radicale, che è l’amore e che riguarda sempre la profondità del cuore.

Sarebbe stolto non riconoscere che l’origine dell’omicidio sta nell’ira che, nascosta nel cuore, può generare parole omicide, disumanizzando chi le pronuncia, rendendolo incapace di amare.
Sempre nella profondità del cuore, per lo più nascosta agli altri, risiede, poi, la consapevolezza di aver agito male, di aver magari offeso un fratello, che ora può aver qualcosa contro di te.

È ancora il cuore malato che ci impedisce di cercare una riconciliazione rapida. Ed è sempre il cuore l’origine dei nostri sguardi, dei nostri gesti. È un cuore purificato dal Signore l’origine di un amore casto e fedele, che accoglie l’indissolubilità del legame tra l’uomo e la donna non come un peso insopportabile, ma come un dono dello Spirito, come la possibilità di vedere realizzato, per grazia, quel desiderio di eternità che dimora nel cuore di ogni innamorato.

Soltanto da un cuore puro, infine, possono derivare quella trasparenza e quella lealtà che rendono il nostro parlare così vero da non aver bisogno di giuramento.

A questo punto potremmo chiederci sconsolati: “Chi mai potrà risanare il nostro cuore malato?”… il nostro cuore iroso, litigioso, infedele, che guarda per appropriarsi, che spesso è incapace di verità…
Ancora una volta ci viene in aiuto S. Paolo: “Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? […] Ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato, e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi” (Rm 7,24. 8,3-4).

Ecco la grande bella notizia: il cuore di Cristo è l’unico perfettamente obbediente, mite, casto, fedele, veritiero… ma il Signore Gesù ha assunto la nostra carne e dunque, ogni giorno, mediante lo Spirito che dimora in noi, purifica il nostro cuore e ci dona di partecipare sempre un po’ più del suo, rendendoci, così, capaci di amare sempre più in profondità. Siamo stati finalmente liberati, per sempre, dall’ansia di prestazione! Non ci è chiesto di compiere perfettamente la legge attraverso sforzi sovrumani! Ci è chiesto “solo” di acconsentire mediante la fede, di affidarci a Lui, di fargli spazio, di frequentarlo assiduamente, di stare con Lui, permettendogli di agire in noi e di renderci sempre un po’ più simili a Lui, sempre un po’ più capaci, per puro dono, di amare come Lui ama.

Crediti foto: SvetaZi/Collezione Essentials/Getty Images

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