Il grido delle donne per la Pace nella Repubblica Democratica del Congo

Desideriamo dedicare questo 8 marzo a loro, alle donne leader che nel Nord Kivu hanno lanciato una campagna di advocacy per il consolidamento della pace. E a tutte le altre coraggiose donne africane – spesso anonime e poco riconosciute – che sono iniziatrici dei processi di resistenza e resilienza, di guarigione e rigenerazione, in contesti di conflitto o di crisi in aree spesso dimenticate del pianeta.

Editoriale di Elena Conforto*

Alla vigilia dell’8 marzo, questa domenica leggendo i titoli nel sito di una nota Radio congolese che consulto ogni tanto per tenermi informata sulla situazione della regione dei grandi Laghi, apprendo che le donne leader del Nord Kivu hanno lanciato, giovedì 2 marzo a Kinshasa, “una campagna di advocacy sulla situazione molto instabile nella loro regione, a causa dell’aggressione del Rwanda tramite l’M23 (Movimento 23 Marzo)”. Chiedono al governo di dare priorità ai mezzi diplomatici e al dialogo in modo da porre immediatamente fine alle ostilità, in particolare assicurando che tutte le parti rispettino l’accordo di Luanda del novembre 2022, che sanciva il cessate il fuoco tra la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e il Rwanda.

Queste donne, provenienti da diversi settori della vita e delle comunità etniche del Nord Kivu, affermano che questa advocacy sarà il loro filo conduttore durante questo mese di marzo, dedicato dalla comunità internazionale alla lotta per i diritti delle donne.

“Per questo mese dei diritti delle donne, noi, rappresentanti di tutte le comunità del Nord Kivu, abbiamo deciso di lavorare per il consolidamento della pace. Vogliamo essere ovunque, su tutti i tavoli dove si parla di pace nella nostra provincia. Ciò che viene fatto senza di noi viene fatto contro di noi”, ha affermato Rose Muchanga della comunità Hund.

Rose, sociologa di formazione, lavora da più di vent’anni nei movimenti associativi, è presidente della SYFES RDC (coordinamento delle ONG per i diritti della donna) oltre che leader della piattaforma intercomunitaria del N-Kivu. Così ha espresso in sintesi gli obiettivi del gruppo per questo mese: “Continuiamo a chiedere il rispetto degli Accordi di Luanda. L’M23 deve tornare incondizionatamente, alle posizioni iniziali, dove era prima. Non abbiamo bisogno che eserciti stranieri vengano ad aiutarci o a mettere al sicuro qualcuno. L’ADF (in francese Forze Democratiche Alleate) deve tornare in Uganda.

L’M23, che è una diramazione ruandese, deve rientrare in Rwanda. Ma se ci sono anche le FDLR (Forze Democratiche per la liberazione del Ruanda) nel Nord Kivu, anche loro devono tornare in Rwanda”. Inoltre, chiedono anche al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sanzioni contro il Rwanda e i suoi leader.

Presenti alla cerimonia di lancio di questa campagna di advocacy, i delegati della Presidenza della Repubblica delle ambasciate di Svezia e Senegal hanno promesso il loro sostegno a queste donne leader del Nord Kivu.

Ci auguriamo che Rose e le sue compagne trovino appoggio e risorse per poter raggiungere la pace tanto desiderata nell’est del Paese. Desideriamo dedicare questo 8 marzo a loro, che come molte altre coraggiose donne africane — spesso anonime e poco riconosciute — sono iniziatrici dei processi di resistenza e resilienza, di guarigione e rigenerazione in contesti di conflitto o di crisi in aree spesso dimenticate del pianeta. Alcune tra loro sono riuscite a frantumare il muro dell’invisibilità, testimoni di pace, giustizia, riconciliazione sanando le ferite dell’anima.

Elena-Conforto

* Elena Conforto, mmx  @Elena_Conforto
Missionaria di Maria-Saveriana

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