La missione di “Parlare col cuore”

Domenica 21 maggio si celebra la 57ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. Il tema di quest’anno è: “Parlare col cuore. Riflessione a cura di Sr. Emanuela Nardin*, missionaria dell’Immacolata PIME

Tutto parte dal cuore! Il cuore muove il vedere, il cuore orienta l’ascolto, il cuore, rispettoso dell’altro, sceglie le parole giuste per dire la verità con carità.

Negli ultimi tre anni Papa Francesco ci offre spunti per uno stile di autentica comunicazione umana attraverso i messaggi per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali: “Vieni e vedi” (2021), “Ascoltare con l’orecchio del cuore” (2022) e infine “Parlare col cuore”, (2023).

Gli apostoli per primi hanno osservato questo stile comunicativo in Gesù, lo hanno seguito loro stessi dopo la Pentecoste, quando hanno iniziato l’opera evangelizzatrice e hanno passato il testimone a noi missionari e missionarie di oggi.

Fin dall’Ottocento, i missionari sono stati i protagonisti del “Vieni e vedi”.  Erano gli unici ad andare negli angoli perduti del mondo e quando potevano ne raccontavano usanze, costumi e fatti, oltre ad animare lo spirito missionario dei connazionali. Hanno dato un grande apporto alla cultura e alla conoscenza di “altri mondi”. Così è nato il giornalismo missionario, che ora continua il suo servizio all’informazione attraverso le numerose riviste e agenzie che raccontano i fatti dal punto di vista dei più deboli, che si fanno voce dei senza voce, che mettendosi dall’altro lato, svelano i punti critici della nostra cultura occidentale.

L’inizio del ventunesimo secolo ha segnato un cambio di epoca, caratterizzato dal vivere onlife, senza confini tra l’online e l’offline. Un contesto molto complesso, segnato dalla pluralità delle voci contemporanee, le emittenti sono molte e la Chiesa è una tra le tante, le visioni del mondo sono diverse come anche i valori. Anche la Chiesa si trova in situazioni diverse nei vari paesi del mondo. 

Le logiche del digitale sono spesso commerciali, è la tirannia dei click, delle visualizzazioni, dei like, del tempo che si rimane in una pagina web. Non è facile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, è il caos delle fake news.

In questa realtà così multiforme, Papa Francesco ci invita a parlare col cuore, nel messaggio per la 57º Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Mi sono chiesta: come affrontare queste sfide e come un missionario può parlare con il cuore oggi?

Se l’Ottocento e il Novecento erano i tempi del far conoscere, quello attuale è il tempo della credibilità che viene dall’autenticità del cuore. Lo scopo della comunicazione cristiana è parlare di Dio, è incontrare la persona, è una comunicazione da cuore a cuore sempre, sia nell’incontro interpersonale che nel digitale, attraverso social, siti web e quant’altro. Nella babele delle voci e delle fake news il missionario di oggi coglie l’opportunità per essere testimone credibile, con la vita e con le parole del cuore che rivelano la verità del suo essere cristiano. È uno stile di comunicazione che si fa prossimo e si sintonizza sulla stessa lunghezza d’onda dell’altro fino ad esclamare: “Ascolta come mi batte forte il tuo cuore”, come dice la poetessa polacca Wislawa Szymborska.

Papa Francesco afferma che oggi “abbiamo un urgente bisogno nella Chiesa di una comunicazione che accenda i cuori, che sia balsamo sulle ferite e faccia luce sul cammino dei fratelli e delle sorelle”. Ricordo con molta stima alcuni episodi di Missionarie dell’Immacolata che hanno incarnato nella loro vita questo invito di Papa Francesco.

Sr. Elda Piccolo a Milano, percorreva spesso la stessa via per fare delle commissioni e incontrava talvolta una delle tante prostitute che abitano le strade della città. Ha iniziato a salutarla tutte le volte che passava. Il saluto poi si è trasformato in brevi conversazioni, con domande come: “Perché sei finita sulla strada?”. C’era sempre il magnate a controllarla da lontano… Un giorno la donna l’ha presa a braccetto e l’ha supplicata di farla uscire dal giro di prostituzione. Sr. Elda l’ha portata a casa e ha chiamato le autorità per proteggerla e avviare così il processo di liberazione.

Sr. Speranza Salaris in Brasile partecipava ad una festa tipica del mese di giugno. Ad un certo punto si presentò un uomo noto per le sue malefatte, violento, considerato da tutti pericoloso, un delinquente. Gli organizzatori volevano mandarlo via, avrebbe creato problemi. Sr. Speranza si avvicinò all’uomo, si sedette sullo stesso tavolo e cominciò a conversare con lui. Lo accolse come un figlio. E la festa continuò ancora più festa!

Vite missionarie credibili, nella piccolezza della quotidianità hanno acceso luci su cammini perduti, che hanno scaldato il cuore con affetto di madri, hanno curato ferite incurabili.

Il card. Martini al primo incontro missionario del PIME a Milano, ha detto che le lettere di San Francesco Saverio dall’Oriente, continuano ad avere ancor oggi una forza comunicativa straordinaria. Rivolto ai missionari ha detto: “Ora io chiedo a voi: ridateci questo stupore del Vangelo, datelo alle nostre comunità, datelo non soltanto ai cristiani delle terre di missione, ma anche a noi. Siate come San Francesco Saverio tramite fra le terre… perché questo stupore riscaldi il cuore di tutti”.

La comunicazione missionaria di oggi ha il compito di seminare lo stupore del Vangelo perché chi lo coglie possa sentire il cuore ardere e a sua volta possa gettare altro seme.

* Sr. Emanuela Nardin, Missionaria dell’Immacolata in Brasile per 11 anni, ha collaborato con l’editrice Mundo e Missão del PIME a San Paolo e coordinato il Progetto “Olhar Jovem”, un progetto di media education per adolescenti della periferia di San Paolo. Ha conseguito la licenza di Scienze della Comunicazione Sociale all’Università Pontificia Salesiana.

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