Corpus Domini: pane spezzato per la vita del mondo

Il Signore non vuole in dono sacrifici sterili: vuole in dono noi stessi. Commento al Vangelo nella solennità del Corpus Domini (Gv 6,51-58) a cura delle sorelle Clarisse del Monastero “Santa Chiara” a Roma.

Dal Vangelo secondo Giovanni Gv 6,51-58Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Commento al Vangelo

Fratelli….  il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? (1 Cor 10, 17).

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui (Gv 6, 56).

Il Signore non ci ha salvati con il sangue di tori e di agnelli, ma donando il Suo Corpo e il Suo Sangue per noi, quello stesso Corpo e quello stesso Sangue che ha voluto lasciarci sotto le specie del pane e del vino nell’Eucaristia.

Il pane, elemento essenziale e semplice, cibo dei poveri, nato da tanti chicchi di grano macinati e il vino, simbolo della festa e della gioia, unione di tanti chicchi di uva spremuti, entrambi frutto del duro lavoro dell’uomo, diventano vero Corpo e vero Sangue di Gesù, offerti per la nostra salvezza.

Il pane e il vino sono due elementi fondamentali per la vita dell’uomo: il pane è garanzia di vita e il vino garanzia di festa e di letizia. La Scrittura ce lo ricorda: “Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano vino e frumento” (Sal 4,8); e ancora: “Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete” (Is 9,2b). Allo stesso modo anche l’Eucaristia costituisce tutto ciò che serve all’uomo: è cibo essenziale del cammino spirituale, pane che ci dà forza e ci sostiene nella fatica e insieme festa dell’anima, anticipazione della gioia perfetta del Regno dei cieli. È cibo di questa terra, nato dai nostri campi, ma nello stesso tempo è cibo spirituale, “pane degli angeli”, il cui gusto è percepibile solo da chi ha fatto esperienza della Risurrezione del Signore.

Dunque, Gesù non ci ha lasciato un ricordo astratto di Sé: Egli ha voluto lasciarci il Suo Corpo e il Suo Sangue. Quel corpo, guardato da sempre con sospetto, considerato come veicolo di peccato e di vizio, forse qualcosa da eliminare dalla nostra vita per poter essere “spirituali” fino in fondo – quanto spesso siamo assaliti dal desiderio di diventare esseri disincarnati, come tante religioni orientali propongono – è quello che Cristo invece ha voluto lasciarci di sé: proprio il Suo Corpo. Quante volte la celebrazione dell’Eucaristia ha letteralmente scandalizzato le altre religioni: il Signore ci ha ordinato di mangiare il Suo Corpo e bere il Suo Sangue! Ma non è forse quello che capita al bambino, quando, attaccato al seno della propria mamma, desidera “mangiarla”?

Il corpo strumentalizzato, dissacrato, oggetto di sfruttamento, è invece per Cristo dono, da offrire per la redenzione dell’uomo. Se Dio ha voluto incarnarsi in un corpo, è forse arrivato il momento di credere che il corpo deve essere per noi ciò che veramente è, cioè qualcosa di santo, qualcosa da accogliere con rispetto e gratitudine dalle mani di Dio per poi farne la nostra offerta a Lui. Il Signore non vuole in dono sacrifici sterili: vuole in dono noi stessi.

Anche a noi “un corpo è stato preparato” (cfr Eb10,5), un corpo da dare in cibo ai fratelli, nell’umile servizio quotidiano, perché sia per loro sostegno nel cammino e dono di gioia; un corpo da offrire ogni giorno per essere membra all’interno della Chiesa; un corpo vivo che possa dare a Cristo una bocca per testimoniare, per annunciare, per confortare, per esortare; un corpo che possa offrire a Cristo delle mani per curare, per guarire, per restare accanto ai fratelli nella malattia; un corpo che possa donare le orecchie, per ascoltare la sofferenza di chi ci sta accanto; un corpo per donare a Cristo occhi capaci di far trasparire il nostro cuore; un corpo per donare i nostri piedi, piedi nudi di viandanti, pellegrini nel viaggio della vita.

Un corpo ci è stato preparato per essere anche noi “pane spezzato”, un corpo ci è stato donato per amare, amare fino in fondo, come ha fatto Gesù.

Monastero S. Chiara – Roma

Sostieni TerraeMissione.it:
Per dare voce alle periferie abbiamo bisogno di te!

Di notizie ce ne sono tante. Spesso quelle che più ci stanno a cuore non riescono a trovare spazio sulle prime pagine dei giornali. Sostenere terraemissione.it significa permetterci di continuare il nostro impegno per un’informazione libera e indipendente, al fianco degli ultimi e al servizio del Vangelo.

SOSTIENICI
Vuoi tenerti aggiornato sulle ultime notizie?
Iscriviti alla Newsletter di Terra e Missione

Lascia un commento