Il grano e la zizzania. Commento al Vangelo

Nessuna persona è perfettamente santa, e nessuno è perfettamente cattivo. Le due realtà, il grano e la zizzania, convivono e lottano in ciascuno di noi. Meditazione a cura di Luigi Pinna, missionario Saveriano.

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,24-30)

In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: “Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?”. Ed egli rispose loro: “Un nemico ha fatto questo!”. E i servi gli dissero: “Vuoi che andiamo a raccoglierla?”. “No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio”».

Il grano e la zizzania (XVI Anno A – Mt 13,24-43)

La parabola del buon seme e della zizzania vuole metterci in guardia dal sentirci completamente buoni o completamente cattivi. Ci mette in guardia dal pensare che ci sono culture completamente buone e culture completamente cattive. Ci mette in guardia anche dal considerare alcune religioni completamente buone e altre completamente cattive. Nel nostro servizio missionario, in altri contesti culturali e religiosi, il Vangelo è lo strumento che ci è stato dato per saper vedere e imparare a distinguere il grano buono e la zizzania, anzitutto in noi e poi anche nella realtà che ci circonda.

Questa parabola ci aiuta ad accettare tutti e tutto con gli occhi e il cuore di Dio: sempre misericordioso e paziente nel cercare di raccogliere da ciascuno di noi un buon raccolto.

Il nostro cuore è quel campo descritto dalla parabola, nel quale il Signore con tanta cura e speranza getta il buon seme. Il nostro cuore, però, è quel campo dove può crescere anche la zizzania, l’erba cattiva, seminata da qualcuno che non ha nessun interesse a far sviluppare quel seme buono gettato con tanta cura da Dio. Nessuna persona è perfettamente santa, e nessuno è perfettamente cattivo. Le due realtà convivono e lottano in ciascuno di noi. A volte, sono così in simbiosi tra loro che è difficile distinguere il grano dalla zizzania, e bisogna aspettare che il grano maturi per poter rendersene conto.

Anche la persona più ‘perversa’ ha la possibilità di essere liberata dalla zizzania che cresce nel suo cuore. Nel momento della mietitura si fa di tutta l’erba un fascio. È solo dopo che si separa la cattiva da quella buona. Questo grazie alla pazienza di Dio, che aspetta che tutto maturi dentro il nostro cuore affinché si possa separare il grano buono da quello cattivo.

La nostra tentazione è l’atteggiamento contrario a quello di Dio, quella di non avere pazienza e di mettere ‘subito’ tutto in ordine: sradicare quello che ci sembra cattivo al costo di sacrificare le piantine buone, quelle che un domani si trasformeranno in un buon raccolto. Infatti, il grano e la zizzania nel loro primo sviluppo sono quasi simili, quasi non si distinguono. Quando giungono ad un buon livello di sviluppo si inizia ad intravedere le piantine buone da quello cattive. A questo punto le radici sono già interconnesse tra loro al punto tale che estirpando una rischi di estirpare anche l’altra.

Non è nostro compito giudicare gli altri, e tanto meno condannare oppure allontanare dalla comunità chi, secondo noi, non è degno di appartenervi, sia perché appartenente ad un’altra cultura, religione o semplicemente perché diverso da noi. Il giudizio spetta a Dio. Lui sa aspettare. Lui conosce il segreto dei nostri cuori. Permette ad ognuno di noi di arrivare a piena maturazione per poi distinguere nel nostro cuore quello che va bruciato da quello che va conservato. È lo stesso Dio che accoglie a braccia aperte il figlio prodigo dopo che questi aveva sperperato la sua parte di eredità. È Lui che fa piovere sui buoni e sui cattivi; Colui che va oltre la zizzania con la speranza che il grano buono cresca e maturi abbondante dentro di noi.

Tutto questo, comunque, non significa che la zizzania si trasformerà in grano: la zizzania rimane zizzania. Lo stesso vale per il peccato: il peccato rimane peccato, il male è male. Nostro compito è far spazio nel nostro cuore così che il grano cresca abbondantemente e tolga spazio vitale alla zizzania. Cosa significa tutto questo quando abbiamo a che fare con persone e realtà altre?

Per noi credenti, è importante la pratica della correzione fraterna, personale e/o comunitaria. Essa non è giudicare l’altro. Piuttosto, si tratta di consigliare, e delle volte, anche riprendere chi opera il male; non è lo stesso che condannare. San Paolo ci ricorda: “Riprendilo come fratello, però non trattarlo come nemico” (2Ts. 3:15). Il giudizio finale lo lasciamo a Dio. Tra di noi, aiutiamoci vicendevolmente a togliere qualche filo di zizzania dai nostri cuori e facciamo crescere un po’ più il grano, qualsiasi sia il contesto dove il Signore ci invia.

* a cura di Luigi Pinna, sx

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