Un Sì che cambia tutto, anche a 50 anni

Monica Tozzi a 50 anni ha lasciato gli abiti da laica per diventare suor Monica, tra le missionarie scalabriniane: “È l’amore che mi ha chiamato”.

di Geraldine Schwarz

Se è Dio a chiamare non c’è limite di età. Lo sa bene Monica Tozzi, 50 anni, che lo scorso 4 novembre ha lasciato gli abiti da laica per diventare suor Monica, tra le sorelle scalabriniane. Un voto d’amore, di povertà, obbedienza e carità che andrà rinnovato ogni anno per i prossimi 5 anni ma che come ripete suor Monica: “alla mia età è già un per sempre. A questa età sei più consapevole, non sono una giovanetta alla scoperta della vita, so cosa lascio. Ho fatto esperienze, cambiato Paese, studiato, lavorato, avevo un fidanzato ma so e spero che questa sarà una scelta definitiva perché è l’amore che mi ha chiamato.” E così lo scorso 4 Novembre, a Piacenza, in duomo, accanto ai resti mortali di san Giovanni Battista Scalabrini, Monica ha detto il suo “sì” a Dio. La sua missione sarà quella di operare con le scalabriniane nel loro carisma di accoglienza, aiuto e sostegno ai migranti.

Nata in Argentina e figlia di emigranti italiani che si sono stabiliti in sud America, nel 2002 a 29 anni con una laurea in psicologia in tasca è stata la prima della sua famiglia a ritornare in Italia, nel suo paese di origine in provincia di Benevento a Reino. Ha provato la difficoltà di essere migrante, ripartire dai lavori più umili, e sentirsi diversa o giudicata tale perché straniera. Dopo un breve periodo in Italia, una cugina della mamma, suor Celina, l’ha invitata a spostarsi in Svizzera a Berna dove ha vissuto 14 anni, fino ad oggi. A Berna la sua laurea viene convalidata e Monica lavora come assistente sociale nella missione dei padri scalabriniani e con l’equipe pastorale si occupa dei migranti.

“Stavo bene,  ma non mi sentivo mai realizzata,  – racconta  –  il mio sogno era andare in Africa e sporcarmi le mani con i più deboli e poveri del mondo. Ho provato ad entrare nell’ordine secolare degli scalabriniani ma mi hanno detto no per limite di età e così padre Antonio che mi seguiva spiritualmente mi ha proposto di andare due settimane dalle suore dell’ordine a Piacenza anche per metabolizzare questo no. Sono partita con delle perplessità. Non mi volevo assolutamente fare suora ma durante il soggiorno con le sorelle sono rimasta molto colpita dai loro racconti sulle loro missioni e da quelle testimonianze viventi di suore anziane che quando entravano in cappella sembravano miracolosamente giovani e innamorate di Gesù come il primo giorno. Quando sono tornata a Berna  ho capito che mi sarei consacrata. Sentivo una certezza e la certezza era di volermi donare a Dio”.

Il discernimento dura qualche anno e poi un giorno, dopo una visita ad un santuario mariano dove era andata per obbedienza, la strada appare più chiara. “La mia prima missione sarà la vita comunitaria – racconta suor Monica – tra breve (e di ritorno dall’Argentina dove è andata a salutare la famiglia) andrò a Siracusa ad abitare con una sorella che non conosco. Cercherò Dio in lei perché è lei la prima diversa da me che devo accogliere. Poi certo c’è il carisma con i migranti e mi occuperò anche di pastorale vocazionale e carceraria secondo quello che ci viene richiesto dal vescovo e dalla diocesi. Sono felice, non potevo che essere scalabriniana con una storia da migrante dietro le spalle,  e anche se il mio sogno rimane quello di una missione in Africa mi affido a  Dio che sa dove guidarmi, sento che adesso sono in buone mani.”

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