La vita contemplativa, una via di bellezza

In occasione della Giornata pro orantibus, che si celebra oggi 21 novembre, dedicata alle comunità di vita contemplativa sparse in tutto il mondo, l’intervista a madre Elena Francesca Beccaria, abbadessa del monastero di Santa Chiara a Roma.

di Vittoria Terenzi

«Se dovessi riassumere in una parola questi trentasei anni di vita di contemplativa la parola sarebbe “Bellezza”, perché ho sperimentato tanta bellezza sia nelle sorelle anziane che ho incontrato in monastero a Città della Pieve e nelle sorelle che ho incontrato a Roma, sia nella vita in se’, nella possibilità di pregare con sistematicità. È bello che ci sia chi nel mondo si ferma per Lui. Durante la giornata anche noi siamo “in corsa” per gli uffici che abbiamo, però abbiamo questa priorità chiara della preghiera, perché in tutti momenti siamo richiamate a questa Bellezza più grande che è per tutti gli uomini e per noi in questo modo così privilegiato».

Madre Elena Francesca Beccaria, monaca Clarissa del Monastero S. Chiara di Roma, racconta la sua esperienza di vita. Una giovinezza vissuta come tante ragazze, che però l’ha vista allontanarsi a poco a poco dalla Chiesa, una laurea in chimica farmaceutica, un lavoro come dirigente in una industria farmaceutica, un fidanzato con cui pensava si sarebbe sposata. «Avevo tanto, rispetto alle ragazze della mia età, però stavo male – spiega Madre Elena – Mi trovavo nell’assoluta impossibilità di godere di tutto questo perché sentivo la vita molto povera e molto insignificante ed è stato in quel momento che ho trovato il Signore attraverso semplicemente il desiderio di solitudine e di silenzio che mi ha portato in una chiesa a pregare». Si reca, allora, presso l’Abbazia Benedettina di Rivalta, vicino a Tortona, e lì sperimenta l’incontro con il Signore. «In questo silenzio ho capito che Qualcuno mi ascoltava, accoglieva la mia sofferenza, non la giudicava e da lì è iniziato un percorso che molto in fretta, nel giro di un anno, mi ha portato in monastero».

Così matura la vocazione alla vita contemplativa, il desiderio di donare tutto al Signore, di rendere radicale la sua scelta in una vocazione caratterizzata dalla gratuità del dono di se’. Al suo ingresso in monastero la comunione con le altre sorelle è molto forte, anche se in quel momento il monastero contava ventiquattro monache tra i 70 e i 90 anni e lei ne aveva solo 27. Tuttavia, dice Madre Elena, «ho trovato in quelle donne una verità di vita, una autenticità, una purezza di cuore che era quello che cercavo e non trovavo nei miei ambienti, che poi alla fine è quello che mi ha affascinato e mi ha consentito di stare in un monastero con tante persone anziane mentre io avevo 27 anni».

Per venticinque anni vive la sua consacrazione nel monastero umbro di Città della Pieve, poi viene chiamata a Roma, nel Monastero S. Chiara dove vive oggi, per «rivitalizzare il carisma di S. Chiara nella città di Roma». In quel momento, infatti, nel monastero erano poche le vocazioni e molte le sorelle anziane. Madre Elena risponde a questa nuova chiamata e anche in questo nuovo monastero si creano legami di comunione e sororità. «Ho sperimentato come il carisma unisce e poi la stima e l’affetto uniscono», sottolinea Madre Beccaria. «Abbiamo iniziato questa avventura io, due sorelle vietnamite e le sorelle anziane, tra cui già c’erano una sorella giapponese, una tedesca e una nigeriana. Poi, la mia comunità di città della Pieve ha mandato due sorelle in aiuto quando hanno cominciato ad arrivare le vocazioni.

Tra le giovani entrate c’è una sorella originaria delle Filippine, un’altra sorella è venuta da un monastero nelle Filippine, una giovane di origini Rumene in probandato. È un monastero dove si accolgono sorelle provenienti anche da altri continenti, per periodi di tempo più o meno lunghi: negli anni passati una sorella spagnola, una coreana». Ora nel monastero vivono stabilmente 26 monache. «Il buon esito di questo progetto è stata la grande disponibilità delle sorelle anziane che mi hanno subito aperto il cuore, hanno subito dimostrato disponibilità al cambiamento in modo molto concreto, hanno collaborato tantissimo».

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