Come chicchi di grano, morire a se stessi per donare vita

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. Come risuona nel cuore dei due apostoli questa sorprendente affermazione di Gesù? E come risuona in noi? Meditazione a cura di sr. Stefania Raspo, missionaria della Consolata.

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,20-33)

In quel tempo, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù».
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: «È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome».
Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!».
La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Disse Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire.

La gloria di Dio è il dono di sé stessi

“È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato” dice il Maestro. Possiamo immaginare come queste parole risuonano nelle orecchie e nel cuore di Andrea e Filippo, tra i seguaci più intimi di Gesù.

Poco prima, il Vangelo di Giovanni racconta che Gesù era entrato in Gerusalemme e che la gente lo aveva accolto trionfalmente, osannandolo. E poi, proprio nella Città Santa, il centro del potere politico e religioso, nello splendore del Tempio, due greci, ossia due stranieri si avvicinano ai due ed esprimono il loro desiderio di vedere Gesù.

È arrivato finalmente il tempo, l’era gloriosa del Messia! Gesù stesso lo dice! E loro due si trovano proprio al suo fianco! Ma Gesù continua il suo discorso con un’immagine presa dalla vita contadina, così come è sua abitudine: “In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”. E continua, insistendo con più chiarezza: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”.

Perdere la vita per ritrovarla

Come risuona nel cuore dei due apostoli questa sorprendente affermazione di Gesù? E come risuona in noi? Perché perdere la vita è un taglio sul vivo: siamo bombardati da messaggi continui che ci dicono che la felicità consiste nel successo e nell’autorealizzazione. C’è chi punta alla ricchezza, chi alla soddisfazione personale. Ma in ogni caso siamo in una dinamica in cui tutto ruota attorno al proprio IO.

L’inganno della cultura attuale, narcisista ed edonista, è farci pensare che tutti gli sforzi ascetici per far morire il proprio IO siano il frutto di una religione oppressiva e masochista. Ma Gesù dice: “Se il chicco caduto in terra non muore, rimane solo”. Se non moriamo per rinascere e portare frutto, rimaniamo soli. E non è forse la solitudine una delle grandi piaghe della nostra società?

Il seme caduto in terra è simbolo forte di vita che germoglia e dà frutto. Seminare è un gesto di grande fiducia e speranza: come non ricordare i contadini delle Ande, che nonostante la siccità, seminano attendendo la pioggia, che ormai si spera prossima? Seminare, essere un seme caduto in terra, sono azioni che non danno un risultato immediato. Prevedono anche difficoltà e sofferenza, e la ferma decisione di voler impegnarsi, costi quel che costi, per la VERA CONVERSIONE della propria vita: se infatti la nostra natura ci porta a riferire tutto al nostro IO, a vedere tutto l’universo come una realtà che gira attorno a me (egocentrismo), la proposta di Gesù PER ME è DE-CENTRARMI. Lasciare che il centro sia altro, sia un Altro. A questo proposito c’è una testimonianza molto bella del Patriarca di Costantinopoli, Atenagora:

“Bisogna fare la guerra più dura
che è la guerra contro noi stessi.
È necessario giungere a disarmarci.
Io ho combattuto questa guerra per molti anni.
È stato terribile. Molto terribile.
Ma posso affermare che adesso sono disarmato.
Non ho paura di niente e di nessuno;
l’amore allontana la paura.
Sono disarmato
dal voler avere ragione,
dal giustificarmi
screditando gli altri.
Non mi chiudo nel mio castello
né m’inorgoglisco delle mie ricchezze.
Accolgo e condivido.
Non mi aggrappo assolutamente
alle mie idee e ai miei progetti.
Se mi si presentano
proposte migliori o almeno buone
Le accetto senza alcun impedimento.
Ho rinunciato a fare confronti.
Ciò che è buono, vero, reale, per me è sempre il meglio.
Per questo non ho paura.
Quando non si possiede nulla
non si ha paura di nulla.
Se uno si disarma,
se smette di possedere,
se si apre al Dio fatto uomo
che fa nuove tutte le cose,
allora Egli fa sparire
il passato negativo
e ci apre il panorama
di un tempo nuovo
in cui tutto è possibile”.
Atenagora

Il cammino della libertà e dell’amore

È il cammino della libertà! E per questo è cammino che porta all’ amore e alla felicità. Ma passa anche per la “valle oscura”, come dice il Salmo 22. Del resto, anche Gesù vi è passato: “Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome”

È il cammino del discepolo di Gesù, cioè di ogni cristiano, che ha la croce come simbolo identificativo e ha il Crocifisso come modello e maestro: “Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore”. Dove è Gesù: là, sul Calvario; là, dove la tomba rimane vuota; là, in mezzo ai fratelli e sorelle, nella comunità; là, sulle strade del mondo, accanto ai più piccoli.

QUESTA SETTIMANA:

  • Faccio piccoli, microscopici esercizi di decentramento. Anche i viaggi più lunghi iniziano con un passo!
  • Contemplo il Crocifisso e nel silenzio immagino il seme caduto in terra, il suo processo di morte e vita.

Suor Stefania Raspo

Immagine di aleksandarlittlewolf su Freepik

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