Il 22 marzo a Roma Via Crucis Laudato Si’ per i “Martiri della Terra”

Le iniziative proposte per la 32ma edizione delle Giornata dei martiri missionari nella diocesi di Porto-Santa Rufina.

di Simone Ciampanella

L’ecologia integrale ci mostra che il destino comune dell’umanità e della natura nasce nella libertà del cuore umano: lode alla creazione e al suo creatore o peccato contro l’opera delle sue mani. Da questa prospettiva è possibile scorgere l’opportunità delle iniziative proposte per la 32ma edizione delle Giornata dei martiri missionari nella diocesi di Porto-Santa Rufina, che sono state organizzate dalla collaborazione del Centro missionario diocesano, dei Missionari comboniani, di Terra e missione e del Movimento Laudato si’.

Si tratta di una via crucis e una mostra ispirate dalla testimonianza di padre Ezechiele Ramin, missionario comboniano, ucciso come il vescovo Oscar per la scelta preferenziale dei più fragili; due uomini di pace accomunati dal rifiuto della violenza nella lotta di protesta. A 32 anni, il 24 luglio 1985, padre “Lele” – così chiamato da tutti – viene assassinato in Brasile a Cacoal perché difendeva il popolo Surui e i piccoli proprietari terrieri contro i soprusi dei latifondisti. La Via Crucis “Martiri della Terra”, che prende spunto dalla storia di Ramin, sarà proposta il 22 marzo alle 19.30 all’interno del Giardino Laudato Si’ della parrocchia della Natività di Maria Santissima, in via Santi Martiri di Selva Candida 7 nel territorio del Comune di Roma.

Per ogni stazione della Via Crucis verrà ricordato uno dei martiri dell’America Latina e uno dei diritti violati in Amazzonia, tanto delle persone quanto dell’ambiente, come deforestazione e sfruttamento petrolifero. La preghiera sarà guidata dal parroco don Federico Tartaglia, delegato vescovile per le missioni, l’ecumenismo e il dialogo interreligioso; parteciperanno i fratelli di Ezechiele Ramin e suor Giovanna Dugo, destinataria di diverse lettere del missionario durante gli anni in Amazzonia. In una del 1985 padre Ezechiele scrive: «La vita è bella e sono contento di donarla. Voglio che sappiate questo. Un bacio e un abbraccio + il sorriso del disegno. Lele.». Parole e immagini sono state i linguaggi di padre Ramin.

Poesie, carboncini e foto custodiscono la storia della sua fedeltà al Vangelo e alle persone verso cui ha sentito fino in fondo la responsabilità pastorale. Dodici dei suoi quadri fanno parte della mostra “Passione Amazzonia” (curata da Fabiano Ramin, padre Alberto Parise, Anna Moccia e Géraldine Schwarz) che sarà proposta dal 18 al 23 alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium (dove si terrà un convegno sui martiri della giustizia sociale di cui si parla in pagina) e dal 24 al 31 nella parrocchia di Selva Candida. «Il percorso della mostra – spiega la presentazione – si sviluppa alternando pannelli raffiguranti scene di vita quotidiana dei popoli indigeni a pannelli che rappresentano la Passione di Cristo.

Attraverso brevi meditazioni audio e testimonianze scritte, viene proposta una lettura dell’incontro con l’umanità e il creato nell’Amazzonia che, a partire dal contatto con la “densità” della realtà, permette di arrivare a una visione che ne coglie la “trasparenza”, la presenza del Risorto nella storia di questa terra. È un invito ad andare oltre, a cogliere la trasfigurazione della realtà e il suo significato più profondo, che solo uno sguardo e un’esperienza di fede rendono accessibile». È la visione illuminata dal cuore che arde per il Vangelo.

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