Una fede in carne e ossa. Commento al Vangelo

Quando impareremo a toccare “queste piaghe del corpo”, quando ci avvicineremo alle ferite del nostro mondo e della nostra società, solo allora impareremo a vedere e a toccare il Risorto. Meditazione sul Vangelo della domenica a cura di sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana.

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 24,35-48)

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Commento al Vangelo

I discepoli sono sconvolti e pieni di paura, sono terrorizzati e impauriti. Colui che è morto si presenta come vivo: non può che essere un fantasma. Meglio credere ai fantasmi, piuttosto che al Risorto.
La pace del Risorto diventa terrore che invade il cuore degli Apostoli, e anche il nostro cuore.

Per un greco dei tempi di Gesù e dei primi cristiani, lo spirito era in contrapposizione con il corpo.
I cristiani, in varie fasi dei secoli della Chiesa, spesso hanno creduto al corpo come a qualcosa che muore e a qualcosa che non lascia vivere lo spirito.
Come i greci forse anche noi per secoli abbiamo creduto che, quando finalmente si muore nel corpo, lo spirito, o l’anima, viene liberata perché possa vivere in pienezza. In un certo senso diciamo che abbiamo “martirizzato il corpo”, perché l’anima potesse vivere eternamente.
Abbiamo così lasciato da parte la vera fede che è quella che ci viene dal Vangelo di oggi, dove i discepoli fanno fatica a credere e a vedere il Corpo di Gesù risorto.

Il Risorto, primogenito di tutti noi chiamati alla risurrezione ogni giorno, non è qualcosa di incorporeo o un fantasma, quanto invece “un corpo reale” pieno di Spirito Santo di Dio, vivificato dallo Spirito di Dio che soffia come alle origini il suo Spirito di vita in Adamo.

I discepoli sono turbati perché convinti che Lui non sia il Risorto in persona, ma il suo fantasma di morto.
La risposta di Gesù alla loro paura di potere separare il corpo cattivo dall’anima eterna è una sola: “guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate: un fantasma non ha carne ed ossa, come vedete che io ho”.
Stupenda è questa risposta!
Nella risurrezione di Gesù si ripristina una unità fondamentale dell’uomo e della donna.

Eppure loro lo ritenevano un fantasma e noi abbiamo sempre ritenuto il corpo come qualcosa di cattivo, quasi fosse un castigo del Creatore per noi. Facciamo fatica a credere che il Risorto sia il Crocifisso, a credere che la risurrezione sia continuità storica con la crocifissione.

Il corpo di Gesù che è presente agli Apostoli è lo stesso che è assente dal sepolcro.
Guardate, toccate, un fantasma non ha carne e ossa!
Contro ogni falso spiritualismo, il corpo è parte essenziale ed integrante della persona. Se la persona senza spirito è morta, uno spirito senza corpo non è incarnato, è qualcosa di evanescente, di non umano, di disumano anche possiamo dire.
Ci dice san Giovanni nella sua prima lettera: “Ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne è da Dio” (4,3).

È vero che il Crocifisso è il Risorto. Ma ancora di più siamo davanti ad una verità dove il Risorto è il Crocifisso. Questo ci dicono i vangeli.
Guardate! Toccatemi! Datemi da mangiare! Sono io! Io Sono! Non un fantasma ma il vostro amico che cammina con voi lungo la via. Io Sono avanti a voi ma vi voglio con me. Le mie ferite, le mie piaghe, sono segno indelebile, nel mio corpo, del dono della mia vita a voi.

Tocchiamo e vediamo il Signore: questa è la nostra vera gioia. Vediamolo in mezzo e accanto a noi, e tocchiamolo. Tutti coloro che sono malati: quelli di alzheimer, i profughi, gli spostati, le vittime della Tratta nel corpo profanato, sono un problema per la nostra società? Sì, è così. Sono un problema, ma quando impareremo a toccare queste piaghe del corpo, riflesso delle piaghe dell’anima, quando ci avvicineremo a queste ferite del nostro mondo e della nostra società, solo allora impareremo a vedere e a toccare il Risorto.

C’è un toccare e un palpare profondo, che trapassa lo stesso toccare fisico. È un toccare e un vedere col cuore, gustando con tutto noi stessi una Presenza.
Con pace e stupore, con adorazione e gioia, impariamo a vedere Gesù e a toccarlo, sedendoci a tavola con Lui, attraverso le ferite di tanti fratelli e sorelle. E questa sarà la tavola della Eucaristia, del corpo condiviso e del sangue versato dell’Agnello che toglie il peccato dal mondo. AMEN.

Immagine di jcomp su Freepik

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