Giacomo Spagnolo (1912-1978), biografia

Padre Giacomo Spagnolo, figura di rilievo all’interno dell’Istituto Saveriano, è stato il fondatore delle Missionarie di Maria-Saveriane. Fu lui a invitare madre Celestina Bottego a dare inizio al ramo femminile della sua congregazione.

Padre Giacomo Spagnolo e madre Celestina Bottego (Genova 30/07/1961)
Nella foto: Padre Giacomo Spagnolo e madre Celestina Bottego (Genova 30/07/1961).

Giacomo Spagnolo nacque a Rotzo, paesetto montano della provincia di Vicenza, il 31 gennaio 1912. Entrò ancora ragazzo nella scuola apostolica dei Saveriani, dove frequentò il liceo ginnasio. Fece la sua prima professione missionario-religiosa nel 1928 e poi proseguì regolarmente la teologia. Nel novembre del 1934 venne ordinato sacerdote. Quattro anni dopo si laureò a Roma in missiologia. Intraprese di seguito gli studi di ingegneria all’Università di Bologna, ma li dovette interrompere al secondo biennio, quando gli fu chiesto di fare il rettore della Casa Madre dei Saveriani di Parma.

Nel ’45 diede inizio alla Congregazione delle Missionarie, pur continuando a svolgere vari successivi incarichi di responsabilità nel suo Istituto. Dopo il ’68, liberato da ogni altro impegno, poté dedicarsi a tempo pieno all’opera che aveva iniziato. Ne accompagnò più da vicino lo sviluppo, incoraggiando, consigliando con i suoi pareri illuminati e discreti.

Furono gli anni dei suoi viaggi nelle diverse missioni per conoscere l’ambiente e le problematiche che le “figlie” stavano vivendo, per incoraggiare e rivedere insieme lo stile di presenza missionaria. La parabola terrena di p. Giacomo Spagnolo giunse alla sua conclusione il 22 marzo 1978. Il Padre aveva sessantasei anni di età, e moriva per tumore. Era il mercoledì della settimana santa. Qualche giorno prima aveva detto: “rallegratevi con me, vado a celebrare la Pasqua in cielo per sempre”.

“Ripensando ora alla figura e alla vita di P. Giacomo Spagnolo – dicono di lui le missionarie della congregazione – ci rendiamo conto che ciò che veramente ha fatto grande quest’uomo non è l’aver fondato le Missionarie di Maria, ma il suo profondo radicamento nella fede. È stato un uomo che ha creduto fortemente in Dio e che, per Dio, ha giocato tutta la sua vita. Non era un Dio astratto quello in cui credeva, ma il Dio di Gesù Cristo, Dio Padre che mostra il suo volto di Misericordia in Cristo che ci guida a Sé attraverso lo Spirito. Dio Amore”.

(Testo a cura delle Missionarie di Maria – Saveriane)