Barikamà: da migranti a imprenditori dello yogurt

di Anna Moccia

A volte per arrivare a gioire bisogna passare attraverso la via della sofferenza, attraversare deserti o solcare il mare a bordo di gommoni sovraffollati. È quanto accaduto ai giovani africani, ideatori del progetto “Barikamà”, una cooperativa sociale che oggi produce yogurt e verdure bio. Alle porte di Roma, a Martignano, Suleman ci parla del percorso che lui e altri ragazzi hanno dovuto affrontare per riconquistare la propria dignità, partendo dal Mali nel 2008 e lasciando i propri affetti per via di un’estrema povertà. Per poi passare per l’Algeria, la Libia e lo sfruttamento nelle campagne del Mezzogiorno.

«Per quasi 2 anni – racconta il malese – ho lavorato a Rosarno, in Calabria, per 20 euro al giorno. Facevamo turni di 12 ore e dormivamo in baracche fatte di cartone e plastica, perché non potevamo permetterci di pagare l’affitto. In Puglia la situazione era anche peggiore, perché si guadagnava in base a quanto raccolto: per 350 kg di pomodori ricevevamo 3 euro e poi c’era da pagare il caporalato che ti aveva portato sui campi».

Nel 2010 sono in molti a partecipare alla rivolta di Rosarno contro lo sfruttamento. Centinaia di africani si ribellano ai loro padroni, ma nel paesino scatta la caccia al migrante e sono costretti ad andarsene. Tra questi c’è Suleman, che decide di spostarsi a Roma insieme ad alcuni amici, con il pavimento della stazione Termini come primo alloggio.

Da qui un nuovo cammino di ricerca per costruire una prospettiva di vita: supportato da italiani, come Giuseppe Pugliese, fondatore di SOS Rosarno, e con la solidarietà di varie associazioni riescono a ottenere il permesso di soggiorno. Nel 2011 insieme alla solidarietà arriva un’idea: fondare Barikamà, che in bambara – la lingua del Mali -, significa resistenza. O più precisamente “resilienza” e richiama la capacità di riprendersi dopo aver incontrato difficoltà. Oggi a gestire la cooperativa sono in sette. La coltivazione degli ortaggi avviene in collaborazione con il Casale di Martignano su una superficie di circa tre ettari. E poi c’è la produzione dello yogurt: “Provenendo da zone rurali – ci spiega – ci ricordavamo le ricette dei nostri Paesi. Utilizziamo latte biologico, che viene da Amatrice, e non ci sono conservanti. Ha lo stesso sapore di quello di 50 anni fa!

Di spostamenti i giovani africani ne continuano a fare tutti i giorni: in treno e in auto da Roma a Martignano per coltivare la terra. Ma questa volta la loro terra. Così come i viaggi in bicicletta per consegnare porta a porta il frutto del loro lavoro. Di certo, la vita di Suleman è totalmente cambiata: ha 34 anni, si è innamorato di una ragazza italiana dalla quale ha avuto due figli. E parla con passione di questo suo progetto, della sua missione, sebbene non nasconde la sofferenza di fronte all’ondata crescente di razzismo nel nostro Paese. Per questo cerca di facilitare l’inserimento sociale di altri connazionali e in generale di persone che hanno difficoltà. Il suo sogno è migliorare sempre di più in accoglienza e solidarietà. E per non farsi mancare niente, i ragazzi di Barikamà hanno vinto un bando e ora gestiscono il Caffè Nemorense, promuovendo una serie di tirocini finalizzati all’inserimento lavorativo di ragazzi con sindrome di Asperger. Perché di certo se l’amore crea amore, la solidarietà crea altra solidarietà.

Cooperativa Sociale Barikamà: sito web www.barikama.altervista.org \ Caffè Nemorense (Parco Nemorense), Via Nemorense 41 – Roma

Nella foto, da sinistra: Sidiki, Youssouf, Modibo, Suleman. Crediti: Alessandra Fratoni

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