Coronavirus, chi pagherà il conto di questa emergenza sanitaria

di Redazione

“Il Coronavirus colpisce I più deboli. Migranti, carcerati, senza fissa dimora e rom pagheranno pesantemente per questa emergenza sanitaria”. È questo l’Appello della Fondazione È stato il vento, che in questi mesi ha tentato di sostenere il Sogno di Domenico Lucano perché Riace continui ad essere il “Paese dell’accoglienza”.

LA SOLIDARIETÀ ALLE FAMIGLIE
“In questi giorni amari per l’espandersi del Coronavirus – scrive la Fondazione – esprimiamo la nostra solidarietà alle famiglie che hanno perso i loro cari e la nostra vicinanza e sostegno ai medici e a tutto il personale sanitario, impegnati in questa dura guerra al virus”.
L’ultimo bollettino ufficiale della Protezione civile parla di 743 nuove vittime, il che porta il totale dei morti a 6.820. Il numero delle persone attualmente positive sale intanto a 54.030 pazienti, con 3.612 nuovi contagiati. Complessivamente sono state colpite dal virus 69.176 persone. Quanto alle guarigioni, nelle ultime 24 ore sono guariti 804 pazienti, per un totale di 8.326.

MISURE URGENTI PER I MIGRANTI
Al governo la Fondazione chiede misure urgenti volte alla messa in sicurezza dei migranti e richiedenti asilo presenti sul territorio: “Riguardo ai cittadini stranieri richiedenti asilo o beneficiari di protezione (internazionale o per motivi umanitari), chiediamo di sospendere le fuoriuscite dai centri per quanti hanno concluso il loro progetto di accoglienza e di accelerare il trasferimento nelle strutture per quanti ne abbiano diritto e siano in attesa di accedervi, creando eventualmente ulteriori posti nei circuiti per richiedenti asilo (CAS) e per i titolari di protezione internazionale (SIPROIMI), cui far accedere chi ne abbia già beneficiato e, una volta fuoriuscito da quei circuiti, si trovi a fronteggiare una temporanea situazione di emergenza abitativa.
Con altrettanta forza chiediamo al governo sia l’abrogazione dei disumani Decreti Sicurezza che hanno drasticamente peggiorato la situazione giuridica dei profughi sia la riforma della disciplina per ottenere la cittadinanza (il cosidetto Ius culturae) che è al vaglio della Commissione Affari Costituzionali. Non comprendiamo la lentezza con cui temi così importanti vengono disattesi”.

L’EMERGENZA NELLE CARCERI
Secondo i membri della Fondazione è indispensabile intervenire al più presto anche nelle carceri per allentare le tensioni che hanno scatenato rivolte in 27 istituti penitenziari, con diversi morti ed evasioni: “Tra gli ultimi di questa nostra società ci sono i carcerati, i senza fissa dimora, i rom che pagheranno pesantemente per questa emergenza sanitaria. E’ urgente intervenire nelle carceri che sono vere “bombe sanitarie.” Gli spazi ristretti e la grande promiscuità in cui sono costretti a vivere i carcerati può far esplodere il numero dei contagi. Intervenire in queste carceri super affollate è una necessità anche a tutela della salute pubblica. Purtroppo per effetto del recente decreto legge in proposito usciranno solo poche centinaia di detenuti con condanne fino a 18 mesi. Troppo poco: non è tempo di mezze misure. E’ una bomba che ci potrebbe esplodere fra le mani”.

A RISCHIO ROM E SENZA FISSA DIMORA
Non desta meno preoccupazioni la situazione dei senza fissa dimora e dei rom: “La sospensione parziale dei servizi di prossimità, come è avvenuto in tante città, ha comportato una presenza decisamente più visibile dei senza fissa dimora che, nelle città vuote e senza un posto dove andare, rischiano di suscitare ancora di più l’intolleranza della popolazione. La tutela dei senza fissa dimora non rappresenta solo un atto di solidarietà e civiltà, ma è anche un atto di tutela della salute pubblica. E non ultimo c’è la grave situazione dei campi rom dopo i decreti del governo. Per i rom non poter uscire di casa ed essere per strada, significa non poter lavorare e quindi vuol dire fame. E’ un’emergenza dentro l’emergenza. Per loro servono acqua, cibo, e presidi sanitari. E sono tanti i campi rom che sono in gravi difficoltà. Non li possiamo dimenticare”.

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