Terra e Missione celebra l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, attraverso i volti e le storie di 12 donne che hanno dato un contributo determinante alla missione
di Maria Rosa Venturelli e Anna Moccia
Maria Domenica Mazzarello (1837-1881) – Co-fondatrice, insieme a Don Giovanni Bosco, dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice (Salesiane), incarna il volto di una donna completamente consacrata alla missione educativa, a servizio della Chiesa e dei giovani. Nel 1951 viene proclamata santa da Papa Pio XII. Condividendo l’ardore missionario dei Confratelli Salesiani, l’Istituto promuove fin dai primi anni l’apertura di comunità educative in Uruguay e Argentina. Oggi in tutto il mondo si cerca di mantenere vivo lo slancio missionario delle origini, “elemento essenziale dell’identità dell’Istituto” con vigile attenzione alle nuove esigenze dei tempi, delle Chiese particolari e dei giovani.
Fortunata (Bakhita) Quascè (1845-1899) – È la prima suora missionaria Comboniana africana. Sudanese, piccola schiava sui mercati del Cairo, viene liberata da un missionario e portata in Italia. Nell’Istituto don Mazza conosce Daniele Comboni e il suo piano di Salvare l’Africa con l’Africa. Ne è affascinata, a tal punto da voler farne parte, prima come missionaria laica e insegnante e poi come suora Comboniana. Poco dopo i suoi primi voti, sperimenta nuovamente il dramma della schiavitù, sotto la prigionia del movimento Mahdista. È prigioniera per tre anni dei soldati mahdisti e sopporta sofferenze inenarrabili e crudeli, insieme ad altre 7 consorelle. Dopo tre anni riesce a fuggire verso il Cairo, verso una ritrovata libertà di donna consacrata alla missione.
Francesca Saverio Cabrini (1850-1917) – Comunemente conosciuta come Madre Cabrini, è la fondatrice dell’Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Il carisma missionario, presente fin dalla più tenera età, la porta negli Stati Uniti, dove milioni di italiani emigravano in cerca di lavoro e migliori condizioni di vita. Per loro apre scuole, orfanotrofi, ospedali e centri sociali, contribuendo ad integrare nelle nuove culture i suoi connazionali. Proclamata Santa da Pio XII il 7 luglio 1946, nel 1950 diventa la “Celeste Patrona di tutti gli Emigranti”.
Teresa di Lisieux (1873 – 1897) – monaca carmelitana di Lisieux (Francia), proclamata Santa nel 1927 da Pio XI e co-patrona delle missioni, insieme a San Francesco Saverio. Entra nel Carmelo a soli 15 anni con il motto della sua vita: “Amare e far amare Gesù”. La passione missionaria di Teresina è fatta di preghiera, sacrificio e gesti concreti. Mantiene una corrispondenza dall’alto contenuto spirituale con molti missionari. Santa Teresina sente di avere un compito postumo da realizzare con la sua maternità missionaria: vivere come madre dei missionari, loro sorella, che intercede per loro, missionaria per sempre. Aveva capito che le donne consacrate, sia nella vita contemplativa che attiva, hanno una speciale fecondità missionaria. Nell’aprile del 1896 Teresa contrasse la tubercolosi, che nel giro di 18 mesi la porta alla morte, all’età di 24 anni.
Celestina Bottego (1895-1980) – religiosa statunitense, fondatrice nel 1945 della Missionarie di Maria-Saveriane. La sua sensibilità missionaria nasce nel 1935, quando comincia ad insegnare inglese nell’istituto dei Missionari Saveriani e si approfondisce ulteriormente in seguito al viaggio in India. Riceve la proposta di collaborare alla fondazione del ramo femminile dei missionari Saveriani, che prende avvio alla fine della Seconda guerra mondiale. Celestina diventa la Madre delle missionarie mettendo a disposizione le sue doti umane e spirituali, la casa, tutti i suoi beni. Accompagna le prime fondazioni fuori dall’Italia: negli Stati Uniti, in Brasile, in Congo, in Burundi, seguendo poi le sorelle attraverso una fitta corrispondenza fino al momento della rinuncia a essere direttrice della Congregazione che aveva fondato. È stata dichiarata Venerabile il 31 ottobre 2013.
Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) – “Messaggera dell’amore cristiano”: la definisce così il suo biografo don Lush Gjergji. Religiosa albanese, fondatrice della congregazione delle Missionarie della Carità, è oggi Santa. Il suo impegno per i più bisognosi di Calcutta, in India, l’ha resa una delle donne più importanti della storia del Novecento. Amava definirsi “una matita nelle mani del Signore”. Nel 1979 le viene consegnato il Premio Nobel per la Pace e chiede di devolvere i seimila dollari del riconoscimento ai poveri dell’India. Viene proclamata Santa nel 2016 da Papa Francesco.
Chiara Lubich (1920 – 2008) – Fondatrice del Movimento dei Focolari, diffuso in 182 Paesi e portatore della spiritualità dell’unità. Lo scopo è contribuire all’attuazione della preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21). Grande figura carismatica dei nostri tempi, è nota per la sua infaticabile azione in favore della comunione, della fraternità e della pace tra persone di Chiese diverse, fedeli di molte religioni e anche tra quanti non si riconoscono in un preciso credo religioso. Sono molte le lauree honoris causa assegnate a Chiara Lubich da istituzioni accademiche internazionali, nelle più varie discipline (teologia, filosofia, psicologia, economia, scienze sociali, ecc.). Legata da amicizia con Papi, Capi di Chiese e fondatori di Movimenti, personalità politiche e civili, Chiara Lubich ha lasciato un’immensa eredità che non cessa di ispirare persone e società.
Dorothy Stang (1931-2005) – Missionaria brasiliana di origine statunitense, appartenente alla congregazione delle Suore di Nostra Signora di Namur è un’autentica testimone dell’impegno per un’“ecologia integrale”. Conosciuta da tutti come Irmã Dorote, nel cuore della foresta amazzonica del Brasile ha fatto della difesa delle popolazioni più povere e dell’ambiente la battaglia di tutta la vita. Muore il 12 Febbraio del 2005, uccisa per il suo impegno a difesa dei contadini. La sua testimonianza continua a portare frutto ancora oggi, ispirando molte iniziative per un uso della terra rispettoso della biodiversità.
Annelvira Ossoli (1936-1995) – Nativa di Orzivecchi, in provincia di Brescia, entra tra le Suore delle Poverelle di Bergamo, dove da Celeste prende il nome di Suor Annelvira. Dopo la formazione, si reca in Congo, prodigandosi nel servizio di ostetrica e infermiera. È chiamata «la donna della vita» dagli africani per i tantissimi bambini che fa nascere in quarantatré anni di missione. Nel 1992 viene eletta Superiora provinciale d’Africa: da allora cerca di essere ancora più vicina alle Sorelle delle varie comunità. Quando, nel 1995, esplode un’epidemia causata dal virus Ebola, assiste le consorelle che muoiono una dopo l’altra, finché non si ammala lei stessa. Il dono della vita delle sei eroiche missionarie, tre delle quali già dichiarare Venerabili, è esempio mirabile della gratuità che trova il suo fondamento nella cristiana certezza che i poveri sono la “Carne di Cristo”.
Anuarite Nengapeta (1939-1964) – Nasce da genitori pagani alla periferia di Wamba (Congo) e fin da giovanissima sente di voler offrire la sua vita al Signore. Per questo chiede di entrare nella Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia. Ammessa nel 1956 come novizia e pronunciati i voti della professione religiosa, Anuarite insegna per diversi anni nella scuola della missione di Bafwabaka. Arrestata durante la persecuzione nel corso della guerra civile insieme ad altre religiose, le esorta alla preghiera. Viene uccisa per aver resistito a un tentativo di stupro ma prima di spirare perdonerà il suo uccisore. È stata dichiarata martire e proclamata beata da papa Giovanni Paolo II nel 1985.
Leonella Sgorbati (1940-2006) – Missionaria della Consolata che ha speso la vita come infermiera, ostetrica e direttrice di scuole per infermieri, prima in Kenya – dove era arrivata nel 1970 – e dal 2002, accogliendo la sfida proposta di “Sos-Villaggi dei Bambini” in Somalia, terra stremata da anni di guerra e fondamentalismo. Donna del dialogo, che guardava al futuro, missionaria di ampia visione, capace non solo di sognare, ma di trasformare in realtà i sogni con la sua tenacia, nonostante le minacce non ha rinunciato mai alla cura dei più deboli. Viene uccisa a Mogadiscio nel 2006 e proclamata beata nel 2018.
Annalena Tonelli (1943-2003) – missionaria laica italiana, insignita dall’ONU del prestigioso premio Nansen, a Ginevra, il 25 giugno 2003. Dopo la laurea in legge, nel 1969 parte per il Kenya come insegnante di scuola superiore delle Missioni Consolata di Torino. Vive nel deserto del nord-est per 17 anni, condividendo “la vita più bella del mondo” con i somali che non avrebbe mai abbandonato; si trasferisce poi in Somalia ai tempi della guerra (1987-1995) e nel 1996 viene uccisa proprio in Somalia, a Borama, nell’ospedale da lei stessa fondato in cui curava malati di tubercolosi e Aids. Un esempio di prossimità realizzata alle periferie geografiche e umane con l’unico obiettivo di dare speranza. Diceva: “Quando fai qualcosa per gli altri, nessuno dovrebbe saperlo”.