Nuova testimonianza di padre Arialdo Urbani, missionario betharramita, rimasto ferito quando la sua jeep è saltata su una mina in Repubblica Centrafricana.
di Giovanni Parolari
“Carissimi, un affettuoso saluto a tutti voi” – con queste parole ha inizio la lettera scritta da padre Arialdo Urbani (della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù di Betharram, missionario da oltre 50 anni, da 35 nella Repubblica Centrafricana), dopo alcune settimane di riposo forzato a seguito dell’incidente avvenuto il 5 maggio scorso, quando, conclusa la visita ad alcune scuole di villaggio, mentre percorreva la strada per fare ritorno alla missione di Niem la sua jeep é saltata su una mina nascosta a bordo strada (qui l’articolo).
“Oggi sono alla terza settimana – continua padre Urbani – e devo pazientare ancora un po’ di tempo a riprendere la routine quotidiana perché la spalla destra e la gamba sinistra mi procurano ancora dei dolori e non posso fare grandi sforzi! A ripensare a quegli istanti devo ringraziare il Buon Dio di essere ancora vivo!”
Emozione e commozione sono i primi sentimenti che il missionario condivide per la vicinanza e l’immediato interesse e sostegno. “Non vi nascondo – dichiara – che mi ha colpito molto il vedere anche tanta gente di Niem e dei villaggi, recarsi alla missione per venirmi a trovare e sincerarsi sulle mie condizioni: questa “è la mia gente” per la quale ho donato il mio tempo e la mia vita.
Con l’aiuto di Dio, spero di potermi riprendere presto e di poter dare ancora qualcosa di me a loro.
A voi tutti di nuovo GRAZIE, che Dio vi benedica e vi protegga, con affetto p. Arialdo”.