Afghanistan, Scalabriniane: Attuare politica delle “porte aperte”

Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Suore missionarie Scalabriniane: «Vediamo tanti afghani preoccupati e segnati per tanto dolore. Alle spalle hanno il terrore, davanti a loro c’è l’ansia di non poter avere un futuro».

di Redazione

«Sempre più persone oggi si preoccupano di quanto sta avvenendo in Afghanistan, soprattutto per il grande pericolo a cui sono esposte le donne. Il mondo delle istituzioni, della cooperazione internazionale, deve essere sempre più convinto che la soluzione principale è quella delle porte aperte, per aiutare le tante persone che stanno richiedendo asilo». È quanto dichiara in una nota suor Neusa de Fatima Mariano, superiora generale delle Scalabriniane, congregazione che sin dalla sua fondazione ha come missione il servizio ai migranti. 

Proprio in questi giorni le missionarie sono impegnate nella piccola isola di Lesbo, in Grecia, nella missione svolta all’interno di un progetto della Comunità di Sant’Egidio. «Vediamo tanti afghani preoccupati e segnati per tanto dolore – prosegue suor Neusa -. Alle spalle hanno il terrore, davanti a loro c’è l’ansia di non poter avere un futuro».

Secondo la superiora generale delle Scalabriniane “la questione afghana apre a un problema complesso e difficile da risolvere nel mondo, legato alle violenze di genere”.

«Alla crisi che si è aperta riteniamo opportuno come sia necessario rispondere con l’appello al dialogo fatto da Papa Francesco. Preghiamo per loro, per tutti gli afghani, con la speranza che anche le persone più fragili e in situazione di vulnerabilità possano vivere in pace e sicurezza. Rispondere a loro, come ai tanti rifugiati siriani e di altre parti del mondo, è un impegno fondamentale. Non possiamo lasciarli soli, ecco perché è importante mettere in atto sia gesti di meditazione e preghiera sia azioni in grado di coinvolgere le istituzioni a diversi livelli».

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