Olga, Lucia e Bernardetta. Vite donate a Dio e ai fratelli

Sette anni fa, nella notte fra il 7 e l’8 settembre venivano uccise in Burundi tre missionarie saveriane. Sr. Elena Conforto: «Teniamo viva la memoria per celebrare la forza della vita»

di sr. Elena Conforto *

I fatti

Son trascorsi sette anni dalla tragica morte di Olga Raschietti, 83 anni, di Montecchio Maggiore (VI), Lucia Pulici, 75 anni di Desio (MB) e Bernardetta Boggian, 79 anni di Ospedaletto Euganeo (PD).

Nel pomeriggio del 7 settembre 2014 qualcuno era entrato nella loro casa a Kamenge, periferia di Bujumbura (Burundi) uccidendo Lucia e Olga. Subito era stata allertata la polizia. Le sorelle rimaste, decidevano di passare la notte in casa perché garantite dalla massiccia presenza di agenti fuori dell’edificio. Poi la notte venne uccisa anche Bernardetta.

Ad oggi aspettiamo ancora di conoscere la verità piena sulla loro morte.
Le tre missionarie sono state vittime designate di una decisione occulta in cui non sembra aver avuto alcun peso il loro comportamento personale. Tuttavia la loro vita consacrata a Dio e alla gente, la loro scelta di vivere in modo non protetto in mezzo al popolo le ha rese bersagli di chi combatte Dio e il bene.

Olga, Lucia e Bernardetta non si trovavano in situazioni particolarmente esposte, contrariamente a quanto si potrebbe pensare; anzi vivevano una quotidianità molto tranquilla, fatta di accoglienza e di piccoli gesti apparentemente semplici e ordinari.

P. Mario Pulcini, Missionario Saveriano e parroco delle sorelle, ricorda che la loro casa era amata dai poveri, dai bisognosi e dagli scoraggiati, perché lì trovavano sempre un pezzo di pane e una parola di conforto. Era il luogo di ritrovo per i non amati o semplicemente uno spazio per una breve sosta, prima o dopo il duro lavoro giornaliero. La loro cappella accoglieva giovani e ragazze che con le sorelle pregavano e condividevano il desiderio di seguirne l’esempio e la vocazione missionaria. In poche parole era la casa della pace.

Oggi, dopo sette anni…

Mantenere viva la loro memoria non significa mostrare delle eroine e fare l’esaltazione del loro sacrificio in quanto tale, ma è celebrare la forza della VITA che rimane e rinasce nonostante tutto. La morte non ha avuto l’ultima parola, ma dal loro sacrificio è scaturita una forza che è speranza e risurrezione.

Ora la casa delle sorelle è diventata un luogo di preghiera aperto a tutti. Infatti fin dal giorno in cui Olga, Lucia e Bernardetta sono state strappate alla vita e alla loro gente, un gruppo di persone ha continuato a frequentare quotidianamente la loro cappella, per raccogliersi in preghiera con il desiderio di perpetuare la loro memoria e la presenza del Dio della Pace. Così, si è pensato di trasformare la loro abitazione in uno spazio dove ciascuno potesse trovare pace, nella preghiera e nella contemplazione.
È come un miracolo constatare che un luogo segnato dalla morte può diventare generatore di vita e speranza; che un sepolcro può trasformarsi in uno spazio dove fare esperienza di risurrezione.

Ricordiamo con gratitudine Bernardetta, Olga e Lucia. Crediamo che anche la loro vita donata fino allo spargimento del sangue, insieme a quella dei tanti martiri della Regione dei Grandi Laghi e del mondo intero, sarà seme di nuovi cristiani e esempio per tutti noi di come si ama fino alla fine.

Elena-Conforto

* Sr. Elena Conforto, mmx @Elena_Conforto
Missionaria di Maria-Saveriana

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