Giorno della memoria. Il ricordo di Edith Stein, dall’ateismo al martirio ad Auschwitz

In occasione del Giorno della Memoria, che ricorre il 27 gennaio, insieme a Teresina Caffi*, missionaria e biblista, ripercorriamo il cammino umano e spirituale di Santa Teresa Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, carmelitana scalza morta nel lager di Auschwitz il 9 agosto del 1942. Dal desiderio all’incontro con la Verità.

Quando, il 27 gennaio di 77 anni fa, i carri armati della 60ma armata sovietica abbattevano i portoni del complesso dei campi di Auschwitz, si trovarono di fronte a pochi e devastati sopravvissuti di una tragedia immane, che poi prenderà i suoi contorni: sei milioni di ebrei uccisi nei campi e altri milioni di non ariani eliminati, da quando nel 1942 era stata messa in atto la “soluzione finale”. Dal 2000, il nostro Paese, come in seguito tutta la Comunità internazionale, ha dichiarato il 27 gennaio “giorno della memoria”.

Tra le persone annientate dal nazismo vi fu una delle maggiori personalità del Novecento, Edith Stein. Nasce nel 1891 a Breslavia, allora Germania e attualmente Polonia, ultima di undici figli e figlie di una famiglia ebrea che commercia legname. Il padre muore prematuramente, ma grazie all’intraprendenza della madre Edith può continuare i suoi studi fino all’università, dove segue corsi di tedesco, storia, filosofia, e, unica donna, psicologia.

Una vita per la verità

La passione per la verità percorrerà la sua vita, una verità che si legherà in lei sempre più all’amore fino a sfociare nel mistero della croce. Divenuta atea nell’adolescenza, Edith frequenta a Gottinga i corsi del filosofo Edmond Husserl e avrà scambi anche con altri grandi pensatori, di diversa ispirazione religiosa. “Avevo imparato ad avere grande rispetto per le questioni di fede e per le persone credenti, ma non avevo ancora ritrovato la via verso Dio”, scriverà. La testimonianza di fede e di preghiera di alcuni cristiani la tocca però profondamente.

Durante la prima guerra mondiale, Edith non esita a lasciare i suoi studi per farsi crocerossina. Tornata a Braslavia, insegna e poi a Friburgo di Brisgovia diventa assistente di Husserl e termina i suoi studi di dottorato. A trent’anni, la notte della sua conversione a Cristo, leggendo Il libro della mia vita di Teresa d’Avila: “Salvata unicamente dalla misericordia di Dio, senza meriti da parte mia”, scriverà anni dopo. Il 1° gennaio 1922 riceve il battesimo: “Un porsi nelle mani di Dio, senza alcuna sicurezza umana, per gustare una sicurezza più profonda e più bella”, scrive.

Benché per lei – come per Agostino – l’adesione a Cristo coincidesse con la decisione di consacrarsi a lui nella vita monastica, obbedisce ai suoi consiglieri di spirito che la orientavano a mettere le sue conoscenze filosofiche e spirituali al servizio degli altri nell’insegnamento e nella ricerca.  

Nel 1933, Adolph Hitler diventa cancelliere e gli ebrei vengono esclusi dalle cariche pubbliche. Edith è consapevole della persecuzione che si abbatte sul suo popolo; le sue allerte non trovano eco. Il giovedì santo scrive: “Parlai al Redentore dicendogli che sapevo bene che era la sua croce che ora veniva posta sul popolo ebraico. La maggior parte non lo comprendeva; ma quelli che lo comprendevano dovevano volontariamente prenderla su di sé a nome di tutti. Desideravo farlo: Egli doveva solo mostrarmi come”.

Il Carmelo di Edith Stein

Esclusa dall’insegnamento in Germania, giunge il tempo desiderato dell’entrata nel Carmelo. Vive nel buio della fede questo secondo dolore della madre, dopo quello del suo battesimo: le due donne si abbracciarono piangendo per l’ultima volta. Entra nel Carmelo di Colonia prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce: “Scese su di me quella pace di chi ha raggiunto la propria meta”.

A fine 1938, quando si aggrava la persecuzione antisemitica, viene fatta trasferire al Carmelo di Echt in Olanda. Là la raggiunge la sorella Rosa, battezzata due anni prima, dopo la morte della madre. In seguito all’occupazione nazista della Polonia, si fanno le pratiche per il loro trasferimento in un monastero in Svizzera, ma il 2 agosto 1942 Edith e Rosa vengono arrestate: “Vieni, andiamo per il nostro popolo…” disse Edith alla sorella turbata.

Vengono condotte al Campo di transito di Westerbork, dove operava un’altra grande donna, prima di essere a sua volta condotta allo sterminio, Etty Hillesum. Da lì, il 7 agosto fecero parte del convoglio di deportati al campo di sterminio di Auschwitz. Devono essere state condotte immediatamente verso gli spogliatoi e le camere a gas e poi cremate con tanta altra gente. «E in fondo non ho da dire altro e sempre che la stessa piccola verità molto semplice: come si può cominciare a vivere lasciandosi prendere per mano dal Signore…», aveva scritto nel 1931.

suor Teresina Caffi, missionaria di Maria - Saveriana

Missionaria saveriana, Teresina Caffi è nata nel 1950 a Pradalunga (BG), entra ventunenne fra le missionarie di Maria – Saveriane, a Parma. Licenziata alla Gregoriana in teologia biblica, ha svolto la sua missione prima in Burundi e poi nella Repubblica Democratica del Congo, dove si reca sei mesi l’anno per corsi.

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