Mahdia: perdono e fede nel martirio bianco

Il 7 novembre è un giorno particolare, di preghiera e digiuno per la famiglia Comboniana. È il giorno della memoria di otto sorelle che hanno vissuto un lungo martirio bianco sotto i dervisci del Mahdi, in terra di Sudan, tra il 1882 e il 1898. Il loro ricordo e un pensiero per riflettere sul Vangelo di oggi nelle parole sr. Maria Rosa Venturelli*

Dal Vangelo secondo Luca 17, 1-6

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli.
E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Il Vangelo di oggi ci presenta una prima realtà, quella del perdono.
Il perdono dev’essere radicale, totale, senza riserve e senza limiti. Bisogna sempre venire incontro a chi cerca comprensione e aiuto. Il perdono deve accordare nuovamente al fratello e alla sorella la nostra fiducia, la simpatia e l’amicizia. Perdonare significa lasciar cadere ogni risentimento, malanimo, rivendicazione, diritto. Bisogna condonare, non addebitare, non esigere nulla. Spesso siamo magnanimi nel perdonare il male fatto agli altri, quasi mai nel perdonare quello fatto a noi.

La seconda realtà è quella del perdono, che è reso possibile dalla forza della fede.
Per mezzo della fede possiamo superare anche le più grandi difficoltà. Un minimo di fede in Dio è sufficiente per operare i più grandi prodigi, perché la fede, anche quando è poca, è sempre una comunione con il nostro Dio, quindi una partecipazione alla sua onnipotenza.
Con la fede si ottiene tutto (cfr Mc 11,23-24).
Tutto è possibile a chi crede (cfr Mc 9,23).
Nulla è impossibile a Dio (cfr Lc 1,37; 18,37).
Credere è smettere di confidare in sé stessi e lasciare che Dio agisca in noi.

Le martiri della Mahdia

Oggi per le Sorelle Comboniane è il giorno della memoria della Mahdia.
Il 7 novembre è un giorno particolare di preghiera e digiuno per l’intera Congregazione. Otto sorelle hanno sofferto la prigionia mahdista, iniziata in Sudan a gennaio 1882 e terminata 16 anni dopo a novembre 1898. Otto sorelle prese prigioniere dai soldati del Mahdi, il quale si definiva il discendente di Maometto, per riportare alla purezza originale la legge della sharia. Anche alcuni confratelli furono fatti prigionieri. Il mahdi era un abile parlatore e seppe ridare speranza a un popolo oppresso dai governi anglo-egiziano. E una marea di persone povere e affamate rispose al suo appello all’inizio della rivolta politica. Ma poi di anno in anno la folla si rese conto della realtà dittatoriale e scemò il consenso, fino alla sconfitta definitiva dopo anni di soprusi, maltrattamenti e violenze sui prigionieri, soprattutto quelli cristiani (cattolici, copti, siriani).

La metodologia dei Califfi era la solita: “Vi daremo la morte senza farvela vedere”. Soffrire senza vederne la fine, per conservare la propria fede cristiana. E le sorelle sono state forti oltre ogni misura. Ma la sofferenza ha creato ferite nel corpo e nello spirito. E solo la grazia del perdono ha potuto risanare i cuori feriti. Grazie alla fede solida e alla Misericordia del Signore.

Testimonianze di martirio bianco, dove il sangue viene versato goccia a goccia, ogni giorno, fino allo sfinimento totale. Tre sorelle sono morte in prigionia, ma cinque sorelle sono sopravvissute per anni dopo l’avvenuta liberazione.

Cosa possiamo capire di questa tragedia?
Come possiamo avvicinarci a queste sorelle?
In che modo possiamo seguire le loro orme di fede eroica?
Queste otto sorelle non erano sotto la croce, erano appese alla croce, con il Signore Gesù.
Otto sorelle martiri!

Ringraziamo il Signore per queste sorelle, che sono state come il fondamento iniziale della nostra Congregazione nata nel 1872, cresciuta così in modo solido e fedele al carisma comboniano.

Otto sorelle che grazie alla fede, come ci indica Gesù nel Vangelo di oggi, sono state confermate nel seguire la croce dietro a Gesù, grazie alla fede, prima di giungere alla risurrezione gloriosa presso il Padre. Grazie sorelle!

Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana

* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo) e 10 anni in Polonia. Autrice di Terra e Missione

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