Acqua profonda. Storie di vita missionaria in Congo

di Sr. Maria Rosa Venturelli

Nella missione in mezzo alla foresta equatoriale, dove avevamo la nostra piccola comunità, un giorno pensammo alla possibilità di scavare un pozzo, per avere acqua pura, pulita, in abbondanza, per noi e la nostra gente. Avevamo un internato, collegio con 100 ragazze che frequentavano la scuola superiore magistrale della missione, l’ospedale con la maternità, la scuola di taglio e cucito, i vari lebbrosi che vivevano attorno a noi. Il pozzo era davvero un bellissimo sogno.

Molte persone attorno a noi, soprattutto gli anziani, erano analfabeti, anche se avevano la saggezza della vita. Nella nostra zona non era mai stato scavato un pozzo a memoria d’uomo, era una cosa completamente nuova. Il Capo Azande della nostra zona, anziano, saggio, ma analfabeta, ci disse che era impossibile. Suo figlio, che aveva studiato un po’, ci disse che nella nostra zona mai era stato scavato un pozzo perché non c’era acqua. Le piogge cadevano tre mesi all’anno, gli altri 9 mesi di stagione secca. Non poteva essere.

Noi decidemmo di realizzare il nostro sogno. Radunai un gruppetto di uomini e giovani a cui spiegammo come fare. A un fratello missionario comboniano, con capacità di “rabdomanzia”, chiedemmo aiuto per riuscire a identificare la presenza di acqua nel nostro sottosuolo. Gli chiedemmo di venire per indicarci un luogo ove poteva esserci una vena d’acqua abbastanza consistente. Il Fratello venne e con il suo bastoncino, che gli tremava fra le mani, trovò una vena proprio nel mezzo del nostro cortile, una vena d’acqua molto abbondante. E iniziammo così a scavare per terra una larga circonferenza, e poi a scendere nella terra. A mano naturalmente, con pale, picconi e quant’altro… La nostra terra era rossa e friabile, sabbiosa… e poi più in giù scoprimmo pietre rocciose. Un metro, due metri, tre metri… trovammo un grosso sasso che dovemmo asportare con tanta fatica.

Un lavoro immane, faticoso e paziente. E anche gioioso e carico di humour. Ma dopo tre metri gli uomini del nostro gruppetto scavatore, ci ripeterono quello che diceva la gente in giro in quei giorni: “Queste donne di Dio, queste suore, sono proprio matte. La pioggia scende dal cielo, quindi non si può trovare l’acqua sotto terra. È una cosa impossibile, mai vista”.

Naturalmente discutere con persone analfabete è difficile, perché non hanno i concetti che la scuola insegna. Fatto sta che il gruppetto di uomini ci lasciò. Ne radunai altri che ci diedero fiducia ma dopo sei mesi di faticoso lavoro pure loro ci lasciarono. “Non c’è acqua sotto terra – ci dissero – è inutile lavorare e scavare ancora”. Pure il Capo tribù era molto scettico sulla nostra fatica, perché il telefono senza fili funzionava proprio bene anche a distanza.

Tra alti e bassi, e con gente sempre nuova, ci mettemmo un anno a scavare 24 metri in profondità, e l’acqua non si vedeva. La fatica non era importante, si sapeva che il risultato ci sarebbe stato, l’acqua l’avremmo trovata.

Dopo 24 metri, una mattina all’alba, guardando giù, prima di iniziare i lavori, vedemmo l’acqua, pura cristallina, abbondante, avevamo forato la vena d’acqua. Fu una gioia indescrivibile per tutti.
Ho ancora impressa nella mia memoria l’immagine di quell’acqua limpida, nella quale mi specchiavo, che era nel profondo. Per giorni e giorni la gente venne a vedere l’acqua in fondo al pozzo, tanto in giù. Era vera acqua e saliva. Fu incredibile davvero. Naturalmente all’inizio avevamo il secchio e la corda, una fatica immane per tirare su un secchio d’acqua. Poi dovetti andare in Europa per un mese e al ritorno portai con me un piccolo motorino a batteria… fu un altro incredibile miracolo.

Pure il Capo Azande venne a vedere l’acqua con suo figlio, le sue mogli e i suoi bambini… e decise di scavare subito un pozzo a casa sua per la sua gente. I pozzi in poco tempo si moltiplicarono in tutta la zona dove lui governava.

Per me e le sorelle che vivevano con me, fu una esperienza di vita bellissima… quel pozzo è ancora attivo a tutt’oggi. Acqua profonda.

Pozzo Viadana in Congo

* Sr. Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana. Ha lavorato per 12 anni in Zaire (attuale Repubblica Democratica del Congo).

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